I numeri sono quelli che sono. Li puoi stiracchiare, interpretare, sminuire. Ma fino ad un certo punto. E i numeri della Nota di aggiornamento del DEF presentata dal governo confermano, purtroppo, un fatto che Giorgia Meloni e i suoi ministri per molti mesi hanno negato: l`economia italiana si è fermata e le prospettive per il 2024 si sono molto deteriorate. La
coperta è corta, ha gridato a Cernobbio il ministro Giorgetti. Lo è per fattori internazionali, certamente: l`inflazione persistente, il rialzo dei tassi di interesse, l`incertezza generale. Pesano gli extra costi del super bonus, anche se verranno contabilizzati nel 2023. Ma la coperta si è accorciata anche a causa di una serie di scelte fallimentari di questo primo anno di governo. Ricordiamole: il cambio di governante e la generale lentezza nell`attuazione del PNRR, quattordici condoni fiscali in meno di dodici mesi, la rinuncia a qualunque iniziativa seria di revisione della spesa, l`assenza di una vera strategia per contrastare il carovita.
Servirebbe una manovra di bilancio coraggiosa, per fare ripartire del governo è invece una NADEF rinunciataria, minimalista, finanziata in gran parte a deficit e con un debito previsto solo in lievissima riduzione nei prossimi tre anni: non un bel segnale, per i mercati finanziari. Nell`insieme, una politica economica del tutto inadeguata a rilanciare il Paese. Circa metà delle risorse saranno destinate alla proroga del taglio del cuneo fiscale. È una scelta condivisibile, ma non basterà a recuperare quello che è accaduto al potere d`acquisto dei redditi. Tra la metà del 2021 e del 2023 l`indice dei prezzi al consumo è aumentato del 15,8 per cento, le retribuzioni solo del 4,1. La verità è che l`Italia avrebbe bisogno di una nuova politica dei redditi: meno tasse sul lavoro, ma anche una legge sul salario minimo, iniziative per favorire il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, interventi per contenere la corsa dei carburanti, delle bollette e degli affitti. Di tutto questo però non c`è l`ombra, nella NADEF di Meloni e Giorgetti. Sanità, scuola e trasporto pubblico hanno urgente necessità di risorse aggiuntive. Il solo ministro della salute ha chiesto quattro miliardi in più. È il minimo sindacale: in realtà ne servirebbero quattro all`anno per i prossimi cinque anni, per recuperare il divario che ci separa dagli altri Paesi avanzati. La richiesta di Schillaci è però destinata a cadere nel vuoto, così come gran parte delle sollecitazioni dei suoi colleghi.


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