Molto interessante audizione Rossotto
‘Molto interessante Rai Way. ‘L’offerta pubblica di acquisto e scambio di Ei Towers è stata inviata alla casella di posta elettronica di Rai Way alle 23.45 del 24 febbraio e io l’ho vista la mattina seguente alle 5. Si tratta di un’offerta non sollecitata e non negoziata’. Lo ha riferito, davanti alla commissione Industria del Senato, il presidente di Rai Way, Camillo Rossotto. Il manager ha spiegato, sulla base del prospetto informativo dell’autunno scorso, le caratteristiche del contratto Rai-Rai Way, che sta alla base della valorizzazione della società’, questo il commento di Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato, apparso oggi sul suo blog, a margine dell’audizione dei vertici della società delle torri Rai a palazzo Madama.
Prosegue il senatore del Pd: ‘Il contratto dura 7 anni ed è rinnovabile per due volte. A Rai Way sono affidati i servizi passivi e attivi per la trasmissione del segnale a fronte di un importo di 172 milioni annui rivalutabili in base al tasso d’inflazione. Un tale importo rappresenta l’83% dei ricavi che, per il resto, derivano dall’affitto degli spazi sulle torri alle società di telecomunicazioni Telecom, Vodafone, Wind e H3 nonché da altri servizi resi alla pubblica amministrazione. Su questo contratto non ha esercitato alcun ruolo l’Agcom: il primo, quello rinnovato con la Rai a partire dal secondo semestre 2014, è stato un negozio totalmente intercompany; negli altri casi, i clienti avevano comunque una possibilità di scelta del fornitore. Sempre riproponendo informazioni derivanti dal prospetto, Rossotto ha sottolineato una differenza cruciale tra Rai Way, proprietaria della infrastruttura passiva e attiva, ed Ei Towers, proprietaria della sola infrastruttura passiva’.
‘Ai senatori Romani e Ranucci – ricorda Mucchetti – che gli avevano chiesto un’opinione sulla costituzione di un operatore unico delle infrastrutture di trasmissione del segnale televisivo, il presidente di Rai Way non ha dato una risposta diretta, non potendo commentare scenari futuribili. Ma ne ha data una indiretta partendo ancora dal prospetto. Anzitutto, Rai Way intende crescere sia attraverso gli investimenti organici (una ventina di milioni l’anno, finora) sia attraverso operazioni di carattere straordinario. In secondo luogo, Rossotto ha ricordato come nei maggiori Paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Finlandia) la tower company appartenga a un soggetto indipendente dalle telecomunicazioni e dal broadcasting’.
‘Mio commento. Questa rilettura guidata di un documento pubblico (che pochi anno la pazienza di approfondire) è stata molto utile. Avere un’unica infrastruttura di trasmissione del segnale televisivo costituisce un obiettivo ragionevole, in linea con l’Europa. Ma non ci si arriva attraverso azioni non sollecitate e non negoziate, e dunque ostili, come quella avviata in questa fase da Ei Towers, la quale, peraltro, ha ancora tutti i margini per variare il suo schema di gioco. Bisogna pareggiare la proprietà delle infrastrutture: o tutte e due le società hanno la parte passiva e quella attiva, e allora Ei Towers deve rivedere il suo rapporto con Mediaset, ovvero tutte e due si tengono solo l’infrastruttura passiva, e allora saranno Rai e Rai Way a dover rivedere il proprio rapporto. In ogni caso, si si va all’integrazione tra le due imprese infrastrutturali, e cioè alla costituzione di un monopolio, i contratti di servizio andranno rivisitati dall’Agcom e dall’Antitrust. Dirò di più: attenzione, i profili antitrust scattano anche senza arrivare a una fusione; basta l’acquisizione di una partecipazione rilevante ai fini della governance’, sottolinea l’ex vicedirettore del Corriere della Sera.
‘Infine – secondo il presidente della commissione Industria – sistemate queste due questioni, per evitare conflitti d’interesse, dalla proprietà dell’operatore monopolistico dovrebbero essere esclusi i due broadcaster, titolari delle frequenze, ossia Mediaset e Rai. I quali potrebbero vendere a termine l’infrastruttura ricavando un ottimo incasso. Come abbiamo visto, l’operatore monopolistico in Europa è indipendente e regolato. Solo in Irlanda appartiene al broadcaster. Quanto ai rapporti con le reti di telecomunicazione, bisognerà vedere il merito industriale dell’affare. In Europa le attività sono unite in Belgio, Svizzera e Norvegia. Rossotto ha ricordato come, nel prospetto italiano (pagina 87) e nella sua versione americana (pagina 22), sia stato scritto a chiare lettere che Rai Way non è contendibile. Ma il punto vero è un altro e, date la sua posizione, non poteva essere chiarito da Rossotto. Il punto vero è se la Rai sia o non sia disposta a vendere una parte della sua partecipazione Rai Way, oggi pari al 65,07% del capitale, sia pure restando comunque sopra il 50,01%. Ovvero se la Rai sia determinata a proteggere il suo attuale dominio sull’assemblea straordinaria, dove si deliberano gli aumenti di capitale e le fusioni con maggioranza dei due terzi, o se sia disposta a cederlo a Ei Towers. Che, in tal modo, aumenterebbe il suo valore e consentirebbe, forse, a Mediaset di venderla con maggior profitto. Non sarebbe la prima volta che si tenta di buscar el levante por el poniente’.
‘Chi deve rispondere, istituzionalmente, è la Rai. Che, diversamente da Rai Way, non è sottoposta alla passivity rule né ad autorizzazioni ministeriali su quanto fa restando sopra il 50,01%. Concludo dicendo che Rai e Mediaset, in quanto soci di controllo di Rai Way ed Ei Towers, hanno l’obbligo di rispettare la simmetria informativa verso il mercato. Ma questa non è una consegna del silenzio. Basta scrivere decisioni e informazioni aggiuntive in una nota ufficiale e dalla Consob non arriverà alcun fulmine’, così conclude Massimo Mucchetti.
Prosegue il senatore del Pd: ‘Il contratto dura 7 anni ed è rinnovabile per due volte. A Rai Way sono affidati i servizi passivi e attivi per la trasmissione del segnale a fronte di un importo di 172 milioni annui rivalutabili in base al tasso d’inflazione. Un tale importo rappresenta l’83% dei ricavi che, per il resto, derivano dall’affitto degli spazi sulle torri alle società di telecomunicazioni Telecom, Vodafone, Wind e H3 nonché da altri servizi resi alla pubblica amministrazione. Su questo contratto non ha esercitato alcun ruolo l’Agcom: il primo, quello rinnovato con la Rai a partire dal secondo semestre 2014, è stato un negozio totalmente intercompany; negli altri casi, i clienti avevano comunque una possibilità di scelta del fornitore. Sempre riproponendo informazioni derivanti dal prospetto, Rossotto ha sottolineato una differenza cruciale tra Rai Way, proprietaria della infrastruttura passiva e attiva, ed Ei Towers, proprietaria della sola infrastruttura passiva’.
‘Ai senatori Romani e Ranucci – ricorda Mucchetti – che gli avevano chiesto un’opinione sulla costituzione di un operatore unico delle infrastrutture di trasmissione del segnale televisivo, il presidente di Rai Way non ha dato una risposta diretta, non potendo commentare scenari futuribili. Ma ne ha data una indiretta partendo ancora dal prospetto. Anzitutto, Rai Way intende crescere sia attraverso gli investimenti organici (una ventina di milioni l’anno, finora) sia attraverso operazioni di carattere straordinario. In secondo luogo, Rossotto ha ricordato come nei maggiori Paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Finlandia) la tower company appartenga a un soggetto indipendente dalle telecomunicazioni e dal broadcasting’.
‘Mio commento. Questa rilettura guidata di un documento pubblico (che pochi anno la pazienza di approfondire) è stata molto utile. Avere un’unica infrastruttura di trasmissione del segnale televisivo costituisce un obiettivo ragionevole, in linea con l’Europa. Ma non ci si arriva attraverso azioni non sollecitate e non negoziate, e dunque ostili, come quella avviata in questa fase da Ei Towers, la quale, peraltro, ha ancora tutti i margini per variare il suo schema di gioco. Bisogna pareggiare la proprietà delle infrastrutture: o tutte e due le società hanno la parte passiva e quella attiva, e allora Ei Towers deve rivedere il suo rapporto con Mediaset, ovvero tutte e due si tengono solo l’infrastruttura passiva, e allora saranno Rai e Rai Way a dover rivedere il proprio rapporto. In ogni caso, si si va all’integrazione tra le due imprese infrastrutturali, e cioè alla costituzione di un monopolio, i contratti di servizio andranno rivisitati dall’Agcom e dall’Antitrust. Dirò di più: attenzione, i profili antitrust scattano anche senza arrivare a una fusione; basta l’acquisizione di una partecipazione rilevante ai fini della governance’, sottolinea l’ex vicedirettore del Corriere della Sera.
‘Infine – secondo il presidente della commissione Industria – sistemate queste due questioni, per evitare conflitti d’interesse, dalla proprietà dell’operatore monopolistico dovrebbero essere esclusi i due broadcaster, titolari delle frequenze, ossia Mediaset e Rai. I quali potrebbero vendere a termine l’infrastruttura ricavando un ottimo incasso. Come abbiamo visto, l’operatore monopolistico in Europa è indipendente e regolato. Solo in Irlanda appartiene al broadcaster. Quanto ai rapporti con le reti di telecomunicazione, bisognerà vedere il merito industriale dell’affare. In Europa le attività sono unite in Belgio, Svizzera e Norvegia. Rossotto ha ricordato come, nel prospetto italiano (pagina 87) e nella sua versione americana (pagina 22), sia stato scritto a chiare lettere che Rai Way non è contendibile. Ma il punto vero è un altro e, date la sua posizione, non poteva essere chiarito da Rossotto. Il punto vero è se la Rai sia o non sia disposta a vendere una parte della sua partecipazione Rai Way, oggi pari al 65,07% del capitale, sia pure restando comunque sopra il 50,01%. Ovvero se la Rai sia determinata a proteggere il suo attuale dominio sull’assemblea straordinaria, dove si deliberano gli aumenti di capitale e le fusioni con maggioranza dei due terzi, o se sia disposta a cederlo a Ei Towers. Che, in tal modo, aumenterebbe il suo valore e consentirebbe, forse, a Mediaset di venderla con maggior profitto. Non sarebbe la prima volta che si tenta di buscar el levante por el poniente’.
‘Chi deve rispondere, istituzionalmente, è la Rai. Che, diversamente da Rai Way, non è sottoposta alla passivity rule né ad autorizzazioni ministeriali su quanto fa restando sopra il 50,01%. Concludo dicendo che Rai e Mediaset, in quanto soci di controllo di Rai Way ed Ei Towers, hanno l’obbligo di rispettare la simmetria informativa verso il mercato. Ma questa non è una consegna del silenzio. Basta scrivere decisioni e informazioni aggiuntive in una nota ufficiale e dalla Consob non arriverà alcun fulmine’, così conclude Massimo Mucchetti.