‘La trasformazione forzosa in SpA delle popolari maggiori non è di per sé un errore – anzi – ma le modalità con cui viene fatta suscitano diffuse riserve, che condivido’, così Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato, intervenendo oggi in aula a palazzo Madama durante la discussione generale per la conversione in legge del decreto sulle banche popolari.

‘La soglia degli 8 miliardi di euro di attivi, oltre la quale scatta la norma contenuta nel provvedimento – continua il senatore – appare arbitraria sia sotto il profilo qualitativo sia sotto quello quantitativo. Si dice che le grandi popolari non sono più cooperative perché slegate ormai dai territori d’origine. Ciò è giusto, ma è ancor più giusto dire che tutte le popolari sono cooperative spurie. Ma allora, perché limitare la trasformazione in SpA alle sole popolari di maggior dimensione?’, si chiede l’ex vicedirettore del Corriere della Sera.

Per il presidente della commissione Industria: ‘Se la dimensione è il criterio scelto dal Governo, come si stabilisce la soglia oltre la quale scatta l’obbligo di diventare SpA? L’Unione bancaria europea fissa in 30 miliardi il limite minimo per essere considerate banche di rilievo sistemico. Un criterio non troppo logico ma comunque equitativo avrebbe potuto essere stabilire la soglia europea e comunque la soglia qualitativa dell’essere quotate per trasformarsi in SpA. Mi chiedo: perché fare del gold plating, o, per uscire dal gergo, perché fare i ‘pierini’, e dire invece otto miliardi?’

Inoltre, secondo Mucchetti: ‘Cancellando il voto capitario, lo dobbiamo sapere, mettiamo in vendita le popolari maggiori e i compratori saranno esteri. L’asta per l’Istituto centrale di banche popolari in atto in questi giorni ne è il prologo del fenomeno. Immaginare fusioni tra popolari e tra alcune di queste e SpA malandate, per esempio quella di cui tanto si parla tra UBI e Monte dei Paschi di Siena, non servirà a conservare in mani italiane questo settore cruciale del credito che costituisce uno dei pilastri della sovranità nazionale’.

‘Sappiamo che Santander, Société Générale e Deutsche Bank hanno progetti di acquisto delle future ex popolari – afferma Massimo Mucchetti – ma a me pare di ricordare che nella primavera del 2011 fu proprio Deutsche Bank a dare il via alla speculazione internazionale contro il debito pubblico italiano. Ce lo siamo dimenticati? Io no’.
‘La speranza che ho evocato all’inizio – conclude infine il senatore del Pd – riguarda il fatto che il mondo delle banche popolari, se è vero che ha la forza e il consenso che dice di avere, potrà inserire negli statuti nei prossimi mesi il limite del 2-3 per cento all’esercizio del diritto di voto, non al possesso azionario, revocabile con maggioranza del 75 per cento utilizzando, le procedure ordinarie e non quelle semplificate. Se avrà questa forza si difenderà; in caso contrario, vuol dire che anche questo mondo è giunto al suo tramonto’.

Ne Parlano