Al via misure per facilitare accesso delle imprese al mercato dei capitali e una tassazione meno stringente e più rivolta verso lo sviluppo
‘Gli elementi di maggiore novità riguardano le possibilità nuove che vengono aperte alle piccole e medie imprese (considerate tali fino a 300 milioni di fatturato e 500 milioni di valore di borsa) per accedere ai mercati finanziari regolamentati, senza che debba per forza venir meno il controllo da parte degli azionisti originari, dei fondatori, di coloro i quali prendono questa decisione’. Massimo Mucchetti illustra in aula il contenuto del dl competitività, arricchito dal lavoro delle commissioni di palazzo Madama.
LE MISURE SUL VOTO MULTIPLO. Per il presidente Mucchetti: ‘Molto spesso capita che l’ingresso in borsa sia frenato dal timore di perdere il controllo: ebbene, questo provvedimento introduce anche in Italia la possibilità di avere azioni a voto maggiorato. Questa è una risorsa dei mercati finanziari europei, e non solo europei, che in Italia finora non era disponibile. Alcuni grandi gruppi italiani (per esempio la FIAT) hanno portato la sede legale fuori dall’Italia anche per poter usufruire delle azioni a voto multiplo’. ‘È quindi saggio che il Governo abbia preso questo provvedimento ma, nello stesso tempo, la Commissione, incontrando la collaborazione e la dialettica feconda con il Governo, ha migliorato il provvedimento, aprendo la possibilità di adottare questa forma di strutturazione del capitale di rischio anche alle società già quotate in borsa, aprendo una finestra nel 2015 per poter adottare questa misura anche con l’assemblea ordinaria’, sottolinea Mucchetti.
L’OPA. ‘Il provvedimento – continua il senatore Mucchetti – contiene anche misure importanti sul fronte dell’OPA obbligatoria. Voi sapete che l’OPA obbligatoria è stata ultimamente regolata in Italia dal testo unico della finanza nel 1998 (la famosa legge Draghi). Quando il progetto venne licenziato dal Ministero del tesoro (quel Ministero del tesoro, che aveva Ciampi come ministro e Draghi direttore generale, è stato forse il miglior Ministero del tesoro che si ricordasse da tanti anni in Italia) aveva previsto una doppia soglia per l’OPA obbligatoria: il 30 per cento e, per le società di maggior dimensione, anche il 15 per cento. Ecco, noi abbiamo ripristinato in forme nuove quell’ispirazione di Ciampi e Draghi. Ricorderete che avevamo cercato di farlo anche nell’autunno scorso sull’onda dell’emozione del caso Telecom, ma non per il caso Telecom in quanto tale. Adesso siamo qui a riproporla, a conferma che avevamo in mente un progetto riformista per i mercati finanziari italiani’.
ILVA. ‘Un altro punto – ricorda il presidente della commissione Industria – che abbiamo affrontato è stato il miglioramento del decreto per l’Ilva, che il Governo ha presentato e poi tradotto in un emendamento al disegno di legge, che consideriamo nostro perché vi abbiamo lavorato davvero tanto. Abbiamo introdotto due emendamenti che consentono il rafforzamento dei responsabili del risanamento ambientale dell’Ilva, e questo non è un dato marginale bensì la ragione per cui è stato fatto il decreto: tutelare l’ambiente tarantino e, nello stesso tempo, consentire la prosecuzione dell’attività produttiva, il miglioramento della stessa e delle prospettive dell’azienda. A questo scopo abbiamo facilitato la possibilità di ottenere, da parte del commissario, i denari sequestrati ai vecchi azionisti anche per altri titoli. Abbiamo corretto, precisandole, alcune caratteristiche del decreto Ilva preesistente che, alla luce dell’esperienza, si erano rivelate insufficienti allo scopo’.
IL PACCHETTO ENERGIA. ‘Il decreto-legge che abbiamo trattato contiene altri due punti di rilievo industriale che vorrei richiamare, non perché non ce ne siano altri rilevanti, ma per il loro interesse qualitativo. Entrambi riguardano il settore dell’energia. Con questo decreto-legge il Governo intende compiere un bel pezzo di strada per assicurare alle piccole e medie imprese italiane un taglio della bolletta elettrica del 10 per cento. Queste piccole e medie imprese pagano mediamente 15 miliardi l’anno, quindi un taglio del 10 per cento esige che si recuperi un miliardo e mezzo. Il decreto-legge e gli annunci che lo hanno accompagnato ci dicono che il Governo va e andrà a «rifilare» tante posizioni diverse che oggi godono di situazioni in qualche misura privilegiate. In questo decreto-legge, in particolare, vengono toccate le Ferrovie dello Stato e i produttori di fonti rinnovabili, in particolare del settore fotovoltaico’. Così Massimo Mucchetti.

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