“Bene che riparta la discussione sul
salario minimo, che era un tassello del programma del Pd nel
2018. L’Italia ha bisogno di aggredire il tema del lavoro povero.
I proclami però non bastano. Per chi scopre il tema adesso,
ricordo che in Senato ci sono due proposte di legge, una del M5S
e una del Pd, sulle quali la discussione era già molto avanzata:
se non si riparte da quei nodi, questa volta per scioglierli,
difficilmente la discussione produrrà risultati”. Lo dichiara il
senatore del Pd Tommaso Nannicini.
“Il primo nodo riguarda il legame tra salario minimo e
contrattazione collettiva- aggiunge- In Italia abbiamo un
problema di salari che stagnano, non solo di salari bassi, per
questo dovremmo porci il tema di come rafforzare la
contrattazione per arrivare a una “giusta retribuzione”,
attraverso contratti che valgono erga omnes quando sono firmati
da organizzazioni veramente rappresentative. E non si può
introdurre un salario minimo legale senza il dialogo sociale con
sindacati e organizzazioni datoriali”.
“Il secondo nodo- conclude Nannicini- riguarda i controlli e
il lavoro nero. Senza apparati ispettivi degni di questo nome e
un vero programma di emersione e contrasto dello sfruttamento in
certe filiere, la politica farà finta di occuparsi di salari
bassi, ma chi li riceve non se ne accorgerà”.