Cancellate dalla Costituzione
Ancora poco più di un anno e l’abolizione delle Province potrebbe essere realtà. Grazie a una modifica della Costituzione e a un iter che dovrebbe evitare gli intoppi e le difficoltà incontrate dal Governo Monti nel suo precedente progetto di riforma. L’annuncio viene da Luciano Pizzetti, componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, quella cioè che si occupa della riforma dello Stato considerata una priorità anche dall’attuale esecutivo. «La norma che dà avvio all’intero processo – spiega Pizzetti – è stata approvata martedì in Commissione; la settimana prossima approderà al Senato, da dove partirà l’iter per le modifiche della Carta costituzionale. A cominciare dal Titolo V, relativo alle autonomie e al federalismo. La parte, cioè, che comprende l’istituto delle Province. Il famoso articolo 114».
 Pizzetti, non starà peccando di troppo ottimismo? Anche il governo precedente lo era ed e finita che le Province sono rimaste al loro posto.
«Il Governo Monti si era mosso diversamente. Puntando ad attuare una norma per lo svuotamento delle Province. Era un esecutivo che aveva davanti tempi molto limitati, che non poteva pensare di far modificare la Costituzione. Il disegno era di accorpare le Province per ridurle. Ma sono scattati i ricorsi e la norma è finita in un vicolo cieco. Proprio ora la Consulta ha bocciato la norma del Governo Monti per vizio di costituzionalità. Noi non ripeteremo lo stesso errore. Le Province saranno soppresse. Perché tolte dal rango costituzionale e, di fatto, superate».
In che modo?
«La modifica dell’articolo 114, il primo del Titolo V, le cancellerà dalla Costituzione. Ed è un bene. Perché nessun altro Paese ha tanti livelli di rappresentanza come il nostro. Con un problema di costi e di eccessiva burocratizzazione della macchina dello Stato. I servizi delle amministrazioni pro-vinciali passeranno alle Regioni che dovranno decidere come distribuirli e organizzarli».
Che possibilità hanno?
«In una logica federale, le Regioni potranno decidere se passare alcune delle attività delle Province ai Comuni o se promuovere la costituzione di consorzi. L’importante è che non ci siano aumenti di centri di costo».
E il personale attualmente in carico alle Province?
«Verrà spostato agli organismi chiamati a gestire i servizi. Non ci saranno licenziamenti. Solo un blocco del turn over: chi va in pensione non verrà sostituito. Ci sarà un problema di mobilità. Ma il personale godrà di una norma di salvaguardia e non subirà riduzioni di stipendio».
Lo Stato come risparmierà?
«In prospettiva. Grazie al blocco del turn over, a una razionalizzazione dei costi e all’effetto domino che si verrà a creare. Verranno tagliate le Prefetture e tutti i servizi dello Stato attivi a livello territoriale verranno accorpati e riorganizzati. Inclusi i Comandi provinciali delle forze dell’ordine».
Tutto questo in un anno.
«L’iter è avviato. Dopo il passaggio in Senato, la norma passerà alla Camera, poi tornerà in Senato – perché così prevede la Costituzione – per poi essere oggetto di un referendum consultivo. Direi che per settembre 2013 l’abolizione delle Province sarà legge».

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