Gianni Pittella è oggi un senatore del Pd, ma è stato vicepresidente del Parlamento europeo. Conosce bene la politica e la burocrazia di Bruxelles. “Sulle cifre ha ragione Piero De Luca – dice subito quasi la premessa – perchè nel calcolo che consente di arrivare al 40 per cento rientra il Fondo di coesione che è aggiuntivo. Questo non vuol dire che non apprezzi l’impegno di Carfagna a rafforzare la dotazione finanziaria. Il punto, però, non sono tanto i numeri quanto il disegno strategico”.
Ecco, mettiamo che al Sud andrà il 60 per cento delle risorse, per farne cosa?
“Dovremmo agganciare il Sud al Mediterraneo sia sul piano della logistica sia per le fonti rinnovabili sia per l’agro-alimentare. Siamo strategici dal punto di vista geografico, ma i nostri porti non sono attrezzati. Il Recovery dve servire a Gioia Tauro, a Taranto, Napoli, Salerno e per attivare le Zes che sono rimaste sulla carta. diamo le gambie su cui camminare. Se facciamo questo e aggiungiamo anche il ponte sullo Stretto di Messina, già daremo al sud un ruolo che vale per l’intera Europa. Altrimenti litighiamo per un punto percentuale in più, ma senza avere progetti”.
Un altro nodo è la governance. Quale?
“Serve una governance multilivello: con Mef e Cipe in prima linea e poi a casata Regioni e Comuni”.
Uno dei problemi del sud è la pubblica amministrazione. Pensa che i 2800 tecnici da assumere con un concorso-lampo siano la soluzione?
“Non credo. Esiste una best practice in Italia: quella delle task force tecniche per progetti specifici di enti locali”.
Ma non è un commissariamento?
“No. Le abbiamo utilizzate per l’edilizia scolastica. Il governo ha accompagnato le regioni e i comuni con tecnici che hanno aiutato a fare progettazione e ad accelerare i tempi. Un neassunto al comune di Canicattì che autorità potrebbe mai avere per dirigere una fase progettuale? Mentre la task force inviata da Roma è un’altra cosa”.
In Europa il Sud ha fama di non saper spendere bene o per niente. E i dati lo dimostrano. Pensa che qusta volta sarà diverso?
“Sarei meno tranchant, il Sud non è tutto uguale: la Calabria e la Sicilia hanno dato pessima prova, non la Campania e la Puglia. E’ chiaro che c’è una debolezza nel sistema delle autonomie nel Mezzogiorno, perciò dico aiutiamole con le task force. Dobbiamo essere veloci. Dobbiamo bruciare i tempi perchè l’europa ora ha regole diverse. Stavolta non ci saranno progetti sponda o riprogrammazione da fare, se non dimostreremo di saperle spendere non avremo proprio le risorse. E’ un’occasione per cambiare modalità di governo del Sud”.
Anche un banco di prova per la classe dirigente.
“Certo, è l’ultima occasione che abbiamo per giocarci una scommessa: se il Recovery funziona può diventare strutturale”.
E’ preoccupato per i siti meridionali di Stellantis?
“Sì. Bisogna subito riconvertirli. E serve un accordo di programma tra governo e Stellantis per uno svecchiamento, per un turn over all’interno dell’azienda”.


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