Dal mercato delle indulgenze al cuore del rapporto di Dio con l’uomo
Nella loro lunga storia i Giubilei hanno rappresentato l`esaltazione trionfalistica del papato, l`affaristico mercanteggio delle indulgenze, di volta in volta contrapposte o, intrecciate all` anima giubilare povera, misericordiosa e umile. Negli ultimi due secoli la preoccupazione, però, è stata quella di invocare i valori spirituali contro i traffici superstiziosi che hanno da sempre accompagnato la cattiva fama dei giubilei. Occasioni di raggiri e ruberie come diceva il Belli n11832: «un Giubbileo ppe ttanti ladri è ppoco».
A voler semplificare, questo Giubileo straordinario della Misericordia, per come è stato concepito da papa Francesco e per le difficilissime condizioni storiche in cui si celebra, sembra finalmente incarnare il massimo di essenzialità spirituale. Per la cifra di forte interiorità e non per l`esibizione dimostrativa che il papa ha voluto imprimere a questo Anno santo straordinario, termina davvero quel percorso secolare avviato da Bonifacio VIII con il Giubileo de11300 quando, dopo le crociate, rimetteva al centro Roma e il papato. Il peccato e la paura venivano emendati ‘lucrando’- sì proprio lucrando, espressione in uso fino ad ora – le indulgenze in un giro di compravendita che si rivelò la mina che fece deflagrare la cristianità e la sua compattezza, avviando così la più grande Riforma della sua storia, quella innescata da Martin Lutero. In gioco non c`era ovviamente solo il mercato delle indulgenze ma il disciplinamento, il controllo, l`egemonia del potere ecclesiastico di fronte all` autonomia dell`uomo moderno, alla sua libertà di scegliere, alla sua libertà di giudizio, alla sua libertà di coscienza.
Mettere al centro la misericordia vuol dire oggi riprendere quel filo di amicizia con quella libertà moderna, ritesserlo con chi nella storia della chiesa l`aveva promosso emesso al centro, come avevano fatto Giovanni XXIII e Paolo VI, con sensibilità diverse, nel Concilio Vaticano II, come aveva fatto a suo modo Ratzinger che Francesco ha invitato, per la prima volta nella storia a presiedere insieme al ‘papa in carica’, l`aperura del Giubileo.
Nell`ultimo secolo oltre ai quattro giubilei ordinari (quelli che cadono negli anni divisibili ,100 , 50, 25) , si sono celebrati due straordinari, quello di Pio XI ne11933 e di Giovanni Paolo II ne11983, (celebrati in quella che viene considera la data della morte e resurrezione di Cristo, divisibili per 33). Questo Giubileo straordinario che inizia domani 8 dicembre cade nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio vaticano II che Giovanni XXIII aprì invocando ‘ la medicina della misericordia invece delle armi del rigore’.
E il centro di questo Giubileo è la Misericordia, cuore del rapporto di Dio con l`uomo e della fedeltà di Dio a se stèsso, come ha detto recentemente Walter Kasper. Misericordia è il ‘ponte’ con l`uomo: costruire i ponti e non i muri, quei ponti che sono iscritti nella natura di pontefice, ponti con le altre religioni chiamate non a essere la pretestuosa causa dei conflitti contemporanei, ma il principio della loro risoluzione.
Tutti hanno notato come siano profondamente diverse le condizioni in cui si svolse il precedente Giubileo, quello che segnò solennemente il passaggio del Millennio, con un Wojtyla forte della sua fragilità. Che esibiva una chiesa tornata al centro della scena pubblica al quale però i fautori dell`uso civile della fede non perdonarono i coraggiosi mea culpa. Quella richiesta di perdono che Giovanni Paolo II invocò per le colpe commesse dalla chiesa nel corso della storia. Anche questo sembrò troppo a quei pastori deficitari di misericordia.
Le strade, le basiliche e le piazze saranno meno gremite, non vedremo la scanzonata allegria dei due milioni di papaboys, saremo tutti in apprensione per la sicurezza, la solennità dell`apertura della porta domani sarà meno solenne dopo quella che ha aperto davvero il Giubileo nel cuore più derelitto dell`Africa, a sancire la centralità delle periferie del mondo. Ma tutto ciò lo renderà più sobrio, interiore e spirituale.

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