Massimo Mucchetti è l`uomo del giorno: già vicedirettore del Corriere della Sera, oggi fa il senatore del Pd e in questa veste ha partorito un ddl sull`incandidabilità che non turba affatto i sogni di Silvio Berlusconi. Anzi: non arriverà mai ad essere approvato, ma per il momento indebolisce il fronte che nel suo partito vorrebbe votare per l`incandidabilità del Cavaliere. Mucchetti non se ne dà per inteso, le nostre obiezioni non lo turbano: in politica, risponde se gli si ricorda l`irrilevanza fattuale del suo ddl, ‘non bisogna essere troppo utilitaristi. E poi, se è irrilevante, perché ci avete aperto il giornale?’. Ecco, di seguito, le sue ragioni (e un po` delle nostre). Lei sostiene che la legge del 1957 sia inattuale e che per questo ‘Silvio Berlusconi è eleggibile’. Eppure lei stesso ha ricordato che fino alla decima legislatura, ne11992, si optava spesso per l`interpretazione restrittiva. Forse si può fare anche così…
La norma del 1957 è superata, non in seguito alle interpretazioni più o meno restrittive che se ne possano dare, ma per la sua sostanza, legata ai tempi. Essa non prende in considerazione le imprese che operano in settori sottoposti a regolazione specifica – ferrovie, poste, Tlc, energia – e nulla dice degli azionisti di controllo di queste imprese regolate o di quelle titolari di concessioni o licenze d`uso. La vecchia norma è debole.
Converrà che la ratio della legge vorrebbe che il Cavaliere fosse ineleggibile.
Non si tratta di convenire o non convenire. Nel 1957 la tv commerciale non esisteva. C`era solo il monopolio Rai. Di che parliamo? Se invece vuol sapere se sia sano per la democrazia che Berlusconi sieda in Senato continuando a possedere il 38% di Mediaset, che fa uso delle frequenze radio, bene pubblico assegnato dallo Stato, e che lavora in un mercato regolato dalla legge, la Gasparri et pour cause, se questo vuol sapere, allora le rispondo con un no grande come una casa. La posizione di Berlusconi non è sana per la democrazia. Ma in democrazia la forma è sostanza.
Su l`Unità lei ha sostenuto che, fosse dichiarato ineleggibile, il Cavaliere ci riporterebbe al voto e si farebbe dichiarare eleggibile dopo aver vinto le elezioni. Non è un ricatto?
Sarà anche un ricatto, ma se poi accade sarebbe un rischio per la democrazia. Meglio prevenire. Se la stessa norma si presta a interpretazioni opposte, uno sta dentro o sta fuori a seconda del risultato elettorale. Non so a lei, ma a me pare poco serio.
Il suo capogruppo Luigi Zanda a maggio sosteneva che Berlusconi fosse ineleggibile, a giugno ha firmato il suo ddl. Anche questo pare poco serio.
Lei sta parlando con me. Ho cominciato a lavorare a questo testo in aprile. E ne ho discusso con Luigi, che l`ha poi sottoscritto. Si tratta di un testo più articolato delle battute spot.
Il suo è un ottimo ddl, ma non ha alcuna speranza di essere approvato, il suo unico effetto è influenzare il voto della Giunta e mettere in difficoltà quanti, anche nel Pd, sono convinti che Berlusconi sia ineleggibile.
La ringrazio per l`ottimo, ma non sarei così utilitarista in politica. La mia morale laica dice: fai quel che devi, accada quel che può. D`altra parte se basta così poco a minare le certezze dei difensori dell`opposta fede pro e anti Berlusconi – non è che quelle certezze non sono poi tanto granitiche?
Non crede sarebbe stato più sensato aspettare la pronuncia della Giunta e solo dopo presentare il suo disegno di legge?
Mi perdoni, tutti parlano, tutti fanno appelli, i miei amici di Micromega raccolgono le firme pro ineleggibilità e io, un senatore della Repubblica che per vent`anni da giornalista si è occupato di conflitti d`interesse (di Berlusconi e di tanti altri), dovrei silenziarmi da solo?
 Non penserà mica che il suo ddl possa arrivare in Gazzetta Ufficiale grazie al voto del M55?
Nel qual caso, Berlusconi non farebbe comunque cadere il governo eccetera eccetera?
Intanto, se lo spensierato Grillo si fermasse a ragionare, invece di inseguire la politica politicante di bottega, avrebbe capito il carattere riformista di questo disegno di legge. Ma bisogna avere pazienza. Si farà… Del resto, anche nel mondo berlusconiano, oggi in tensione per i processi, potranno maturare orientamenti più seri. Alcuni suoi colleghi in Giunta, ad esempio Casson e Pezzopane, sembrano orientati a votare per l`ineleggibilità. Casson, per dire, ha chiesto di acquisire le sentenze del processo ‘diritti tv’ per dimostrare che Berlusconi è il vero amministratore del gruppo e dunque il concessionario ‘in proprio’. Rispetto Casson e Pezzopane. Ma temo che il concetto di ‘vero amministratore’ sia troppo lasco rispetto all`articolo 10 della legge 361 del 1957 che indica in dettaglio le figure professionali ineleggibili, mentre il concetto di ‘in proprio’ fa riferimento a un dato patrimoniale.
Cosa pensa delle critiche dei suoi colleghi (intendo parlamentari del Pd) che ieri hanno censurato il suo ddl.
Casson l`ha letto e ha deciso di non firmarlo. È suo diritto. Altri, afflitti dalla sindrome del ‘dichiaro ergo sum’, temo non siano così documentati.

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