“Mi chiedo quanti di quelli che in queste ore stanno protestando contro i bioshopper sarebbero disposti ad accettare che nel loro quartiere venisse costruito un inceneritore per bruciare le montagne di quintali di plastica che ogni giorno gettiamo via, perché ogni qualvolta si deve costruire un impianto di smaltimento sorgono, giustamente, proteste e comitati che cercano di difendere la qualità della propria vita e del proprio territorio”.
E’ quanto afferma la senatrice del Partito democratico Laura Puppato.
“Io stessa ho partecipato ad incontri a Pederobba, dove si vorrebbero bruciare altre 65 mila tonnellate di plastiche, con tutta la cittadinanza ovviamente preoccupata e pronta a mobilitarsi per impedire che il cementificio bruci tali inusitate quantità. 16 anni fa, fui la prima a bloccare la costruzione di un inceneritore a Montebelluna quando venni eletta Sindaca – ha continuato Puppato – ma certo non si possono solo fare proposte contro, bisogna costruire le alternative alla dipendenza dal petrolio, peraltro in continuo aumento e che si riverbera anche nell’inevitabile incremento del costo sulle vecchie borse di plastica, e soprattutto fare in modo vi sia prevenzione di danni ormai certificati. Le alternative alla ricerca e all’uso di materiali bio-compatibili sono quelle tragiche che viviamo, discariche, cementifici bruciaplastiche e inceneritori oppure contribuire a creare intere isole di plastica in mare. Così le microplastiche le ingoieremmo direttamente dai pesci che mettiamo sulle nostre tavole e le ritroveremmo nel nostro sistema neurologico e nel fegato, intossicandoci. Questa nuova normativa va nella direzione di prevenire un danno ben maggiore e cambiare rotta, dirigendosi verso la green economy e la nuova economia circolare in cui l’Italia può dettare l’agenda mondiale. Come mi piacerebbe che la politica tutta fosse capace di una visione coerente e comune non di usare ogni singolo caso per scopi speculativi, senza un ragionamento generale di interesse pubblico.”


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