Il conflitto di interessi di Berlusconi adesso è chiaro a tutti
L`eventuale conferma della condanna di Berlusconi non è un problema del Pd, bensì del Pdl. La vede così la senatrice del Pd Laura Puppato, assicurando che i democratici non metteranno in discussione l`alleanza di governo.
In caso di condanna, come dovrebbe comportarsi il Pd?
«La questione giudiziaria e separata da quella politica, che non riguarda il Pd, bensì il Pdl. E se il governo dovesse rischiare a causa di una sentenza, dovremmo ammettere un deficit politico grave, oltre che la debolezza della nostra democrazia».
Il Pdl è certo che nel Pd ci sarà grande soddisfazione se di condanna si tratterà.
«Nessuno di noi metterà in discussione il governo. Semmai è nel Pdl che si interpreta un`ipotetica condanna quale vulnus istituzionale. Come si presuppone una nostra malcelata soddisfazione. Ma le sentenze non producono soddisfazione o insoddisfazione. E` un dibattito sterile. Piuttosto, la condanna per reati gravi di una persona che ha ricoperto importanti cariche, dovrebbe indurci a una riflessione più generale sul degrado della politica e sulla qualità di chi l`ha agita. Magari scopriamo che c`è una relazione tra come siamo diventati e il modello offerto da chi ci ha governato. Un dato da assumere empiricamente, per cambiare strada. Mentre il giudizio, qualunque esso sia, andrà rispettato, anche perché trattandosi del terzo grado, non lascerà spazio a ulteriori discussioni».
Berlusconi dice che sarà il Pd a fare cadere il governo.
«Questo è un gioco che non mi piace. Dovremmo occuparci invece di quel che fa l`esecutivo, se risponde alle attese dei cittadini, se riesce a riformare il Paese. Se è utile per Pd e Pdl stare assieme. Invece sembra di essere in un matrimonio in cui i coniugi cercano un motivo per andarsene, al posto di ragionare sui margini di miglioramento della situazione, per far sì che non sia infruttifera. Il Paese non ce lo perdonerebbe».
Voterebbe a favore dell`ineleggibilità di Berlusconi e, nel caso, della sua decadenza da parlamentare?
«Personalmente, ho capito che il conflitto d`interessi tra Berlusconi e lo Stato che ha governato, è evidente. E` emblematico l`effetto della seconda sentenza del processo Ruby sul titolo Mediolanum: è stata emessa nel pomeriggio e in appena due ore il titolo a Piazza Affari ha perso cinque punti, a dimostrare la relazione chiara esistente tra la persona di Berlusconi e le sue aziende. Un conflitto d`interessi gigantesco e tanto chiaro da non poter essere dibattuto da un punto di vista soggettivo: è un dato di fatto e l`ineleggibilità dovrebbe essere automatica. E se per 20 anni la politica ha ritenuto che questo strumento non dovesse essere utilizzato, non significa che dobbiamo continuare a ripetere gli stessi errori. Berlusconi faccia il leader del centrodestra, ma non sieda in Parlamento. Oppure cambiamo la legge».
Il Pdl insiste che il problema non sono tanto le sentenze contro il Cavaliere, quanto la giustizia da riformare.
«La separazione tra poteri dello Stato è parte di tutte le Costituzioni occidentali e non può essere messa in discussione da vicende personali. Detto questo, la giustizia italiana non garantisce certezza di giudizio: chi delinque in Italia sa di poter essere prescritto. A Berlusconi è successo varie volte. Insomma, paradossalmente il Cavaliere è stato favorito da questa giustizia malata. Invece di guardare la questione attraverso la lente di Berlusconi, proviamo a guardarla attraverso quella dei diritti dei cittadini: in Italia bisogna accelerare tutti i processi giudiziari, non ridurre i tempi della prescrizione».
Dal canto suo il Pdl propone di depenalizzare il finanziamento illecito dei partiti.
«Questo è un problema vero, che segnala la difficile coabitazione di due avversari naturali perché animati da valori diversi. Ecco dunque che il problema non è Berlusconi, ma il merito delle discussioni. E su questo, sì, il governo rischia. E` evidente che, essendo l`Italia uno dei Paesi più corrotti del mondo occidentale, bisogna accentuare le pene, non ridurle. E se il nostro alleato la pensa diversamente, afferma una visione della responsabilità inconciliabile con la nostra».

Ne Parlano