“Alle 9.20 del 30 aprile 1982 il segretario regionale Pci e onorevole Pio La Torre con il suo amico autista Rosario Di Salvo percorrevano via Calatafimi a Palermo, diretti alla sede del partito, quando una moto costrinse l’autista a fermarsi, seguirono raffiche di proiettile. Nell’agguato La Torre morì sul colpo, mentre Di Salvo ebbe il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi. Era la prima che un segretario regionale del Pci veniva ucciso in un agguato politico-mafioso. A 41 anni da quel tragico agguato, siamo chiamati a mandare a memoria la vita esemplare di La Torre, se qualcuno cerca patrioti lui ne è fu un fulgido esempio.” Lo ha detto in Aula la senatrice Enza Rando, responsabile nazionale Pd per il contrasto alle mafie, la legalità e la trasparenza. “A lui – ha proseguito Rando – si deve lo studio dell’agire mafioso e aver individuato nell’accumulo della ricchezza e nell’esercizio del potere i punti deboli della mafia. A lui dobbiamo la legge sull’associazione a delinquere di stampo mafioso e la confisca dei beni, che verrà approvata solo dopo la sua morte e quella di Dalla Chiesa. Attraverso la sua uccisione la mafia mandò tanti segnali: uno preventivo, perché si voleva fermare la sua attività contro la mafia e uno intimidatorio perché la politica non doveva occuparsi degli arricchimenti illeciti della mafia. Il suo lascito non si può disperdere, è una responsabilità davanti al Paese e ci riguarda tutti”.
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