«’Per amore del mio popolo non tacerò’ aveva detto don Peppino, come lo chiamavano tutti, tre anni prima di essere ucciso: e non lo fece mai, non tacque mai. Con coraggio, e per tutta la sua vita, denunciò nomi, volti, numeri, e pronunciò la parola “camorra” di fronte al mondo, smascherando quel castello di violenza e sottomissione che cementa i rapporti della criminalità organizzata». Lo ha detto intervenendo in Aula oggi la Senatrice Vincenza Rando, responsabile nazionale della legalità e della lotta alle mafie, ricordando Don Giuseppe Diana.
«Don Peppino insegnava ogni giorno con la penna e con le azioni a ribellarsi alle catene imposte dalla mentalità mafiosa, e a perseguire con tutte le forze una vita libera nella legalità e nella trasparenza» ha continuato Rando. «Stiamo seguendo la vicenda del liceo di Partinico, a Palermo, che non intitola la scuola a Peppino Impastato per le opposizioni del comune e di una parte degli studenti: una questione che rischia di deteriorare i valori dell’antimafia e l’esempio di chi, come Impastato e Don Diana, ha pagato con la vita per essersi opposto alla criminalità» ha aggiunto la senatrice Pd.
«Tra due giorni, il 21 marzo, sarà la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno contro le mafie. Una ragione in più per ricordare don Giuseppe Diana. Perché i valori che trasmette la sua vita alle nostre comunità, a partire dal rifiuto dell’individualismo e delle ingiustizie, – ha concluso Enza Rando – sono gli anticorpi che servono al Paese per ribellarsi alla criminalità organizzata».


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