“Intervengo in quest’aula con un senso di profonda amarezza. Questa legge di bilancio è infatti un’occasione mancata per lanciare un messaggio forte, chiaro e deciso contro le mafie e la corruzione. Avevo presentato degli emendamenti che andavano esattamente in questa direzione. Uno di questi permetteva ai testimoni di giustizia, come Pietro Nava, di rendere reversibile – secondo le regole dei trattamenti pensionistici – l’assegno periodico versato in sostituzione del trattamento pensionistico non maturato alla data della testimonianza o a integrazione della pensione che fosse di importo inferiore a quello che il testimone avrebbe percepito in assenza dell’adozione delle misure di tutela e o delle dichiarazioni rese. Dal Governo è arrivato un impegno vago: un ordine del giorno che è all’altezza del loro sacrificio”, lo ha dichiarato nell’Aula di Palazzo Madama la senatrice Vincenza Rando, responsabile legalità, trasparenza e contrasto alle mafie della Segreteria Nazionale del Partito Democratico, che ha aggiunto: “avevo presentato un emendamento che permettesse alle donne, spesso vittime di violenza, che decidono di uscire dal giogo del circuito mafioso, di avere la possibilità di essere libere con l’accesso al reddito di libertà già previsto per le donne vittime di violenza. Anche qui non c’è stata risposta”.
“Come non c’è stata – continua Rando – per gli emendamenti che prevedevano il finanziamento del fondo per i beni confiscati (dopo che il Ministro Fitto ha distratto 300 milioni di euro e che aveva promesso di finanziare con provvedimenti di cui ancora non c’è traccia), del fondo per i progetti sulla legalità nelle Università, che ha visto la partecipazione di tantissime universitarie e universitari studiare le vittime delle mafie e andare nei luoghi delle stragi. Nulla di tutto questo. La premier Meloni – ha continuato ancora Rando – in ogni suo intervento sul tema delle mafie parla spesso del giudice Paolo Borsellino. Forse la Presidente ignora il significato profondo delle parole di Paolo Borsellino: per togliere il consenso alle mafie, dobbiamo lavorare sulla repressione (e questo lo fanno le forze dell’ordine, la migliore magistratura che abbiamo in questo Paese e ancora la migliore legislazione antimafia), ma ancora di più dobbiamo seminare la cultura della legalità e della responsabilità”, ha così concluso la senatrice Rando.


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