Caro Direttore, trovo straordinaria l`idea di Matteo Renzi di utilizzare l`area Expo a Milano per un grande centro di ricerca mondiale per gli studi su genomica, big data, nutrizione, cibo e sostenibilità. Il piano ‘Human technopole Italy 2040’ è un progetto chiave per le future generazioni. Un progetto sul quale il governo è pronto a investire150 milioni all`anno per i prossimi dieci anni e che, a regime, arriverà a impiegare circa 1.600 ricercatori.
Ma mi domando: perché Roma no? Non ha forse la Capitale potenzialità per realizzare un grande centro interdisciplinare di ricerca? Non può forse provarci perché priva di quegli ‘anticorpi’ contro il malaffare di cui parlava Cantone qualche settimana fa?
No, non lo credo. Credo invece che Roma abbia grandissime possibilità di ripresa e di crescita. Gli anni bui della giunta Alemanno e i mesi grigi di quella Marino possono diventare un ricordo lontano per una città in cui bellezza, storia, cultura, gloria si fondono in un modo tanto armonico.
Si deve ripartire dal rispetto delle regole, dalla trasparenza, dall`operato positivo di ognuno di noi, certo. Per ripartire è necessario senza dubbio concentrarsi sulle potenzialità del tessuto sociale, culturale ed economico ma contestualizzandole politicamente. E oggi il disegno politico del governo Renzi della sua maggioranza è chiarissimo: spingere l`Italia all`avanguardia della modernità. In tutti i settori, partendo però dalla ricerca e dall`innovazione.
Questi i traguardi dell`intero Paese, oggi. Questi i blocchi di partenza per la rinascita di Roma e la leva per spingere il Lazio dove già esiste il più grande polo di ricerca e va soltanto rimesso in rete e poi riattivato. Roma e Lazio possono e devono essere un modello di sviluppo territoriale basato sulla valorizzazione e la promozione delle eccellenze che esprimono nel settore della ricerca e dell`università.
A Roma, infatti, si trovano i principali enti e istituti di ricerca: l`Asi (Agenzia spaziale italiana), il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), l`Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l`energia e lo sviluppo economico sostenibile), l`Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), l`Infm (Istituto nazionale per la fisica della materia), I`Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) e i numerosi centri di ricerca all`interno delle università.
Secondo lo Sjr (Scimago journal & country rank), che ha stilato una graduatoria con più di 2.000 istituzioni di ricerca privati e pubblici, comprese le università di tutto il mondo, il Cnr si trova al 22 ° posto, precedendo istituzioni di ricerca prestigiosissime, come la Berkeley University o la Columbia University. Una posizione egregia, conquistata anche grazie agli studi condotti in collaborazione con altri centri di ricerca internazionali.
Investire sul rientro dei cervelli come sta facendo il presidente Zingaretti è sacrosanto. Ma, affinché Roma possa diventare un`attrattiva per la grande ricerca, deve esserlo anche per le multinazionali che vogliono investire in ricerca e innovazione in Italia e che, per farlo, devono trovare strumentazioni avanzate e all`avanguardia. Questo significa investire in infrastrutture di ricerca.
Un solo esempio. Ricordo che nel 2006 la Regione Lazio per la riqualificazione dei laboratori di ricerca puntò sul Fel (Free electron laser) un super microscopio capace di fotografare proteine e molecole artificiali. Si tratta di un laser a elettroni liberi, tecnologia che permette anche di riprodurre in laboratorio i processi che avvengono nei gas interstellari o ancora molte altre applicazioni, dalle nanotecnologie alla ricerca di nuovi materiali fino alla cura di alcune forme tumorali. Ecco, ritengo si debba ripartire da idee di questo tipo per lo sviluppo e l`efficienza del territorio.

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