Caro Direttore, la campagna di manifesti del Comitato per il Sì in cui sí chiede agli elettori se vogliano meno politici è il punto più basso del populismo qualunquistico chela discussione pubblica abbia toccato negli ultimi 20 anni. Per me è doloroso
che ad averlo toccato non siano il Movimento 5 Stelle o la Lega Nord ma il mio stesso partito.
Il poster affisso in molte città non dice “meno parlamentari”. Recita proprio: “Meno politici”. Questa linea si inserisce
nell`auspicio che vinca il Sì delle banche d`affari e delle agenzie di rating. Il messaggio è: la politica fa schifo, meglio gli affari.
Vorrei dire ai miei colleghi, anche e soprattutto nel Pd, che entusiasticamente approvano questo slogan che si stanno scavando la fossa.
Personalmente dico che faccio politica da tutta la vita e ne vado fiera. La politica è la più bella attività che si possa fare: si interpretano bisogni, si rappresentano interessi e si dà voce a chi più ne ha bisogno.
La riforma Renzi-Boschi comprime questi spazi e rende molto più difficile la militanza politica, la quale- per fare qualche
esempio – nel mio caso si è tradotta nella lotta a viso aperto contro l’andrangheta in Lombardia e nel ripulire dal malaffare il Comune di Desio; nella presentazione di atti legislativi per dare soldi agli studenti bisognosi, per migliorare la vita dei
pendolari nella mia provincia, per consentire agli enti locali di riscuotere regolarmente i propri crediti; e in molte altre manifestazioni.
L`indennità parlamentare me la guadagno tutta, con emendamenti, interrogazioni, presenza in aula e in Commissione e lavoro d`ascolto sul territorio. Molti cittadini fanno riferimento a me e a molti altri deputati e senatori come me, per segnalare
problemi ed esigenze. Questa politica è lavoro duro e serio, che richiede preparazione e autonomia di giudizio. La riforma costituzionale vuole sopprimerla. “Volete voi meno politici?” è dunque un quesito che mi fa rabbrividire. La cosa più brutta è
che nessuno di coloro che – aggrappandosi alle salvifiche virtù del capo – pensano che, pur di portare a casa il risultato, si deve scendere a questo livello infimo, è disposto ad andare in televisione a dire che – sì – anche lui è un “poltronaro” e che finora ha mangiato pane a tradimento. Quando si scatena la belva del populismo distruttivo non si salva nessuno.