Una mozione per sostenere il lavoro delle donne durante la crisi economica provocata dall’emergenza Coronavirus. A presentare il documento, che sarà discusso oggi alle 16 in Senato, sono state le donne e i capigruppo della maggioranza, guidate dalla dem Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta contro il femmincidio.

Valente, perchè questa mozione?
“C’è il rischio che in questo periodo di crisi e di emergenza siano ancora una volta le donne a pagare il prezzo più alto. Già durante il periodo di isolamento hanno dovuto sopportare un carico maggiore di lavoro e responsabilità, divise tra lo smart working e i figli. Ora, con la fase 2 e la ripresa delle attività lavorative, il pericolo è siano costrette a scegliere tra un impiego e la famiglia, tornando così ad essere relegate al ruolo di mogli e madri. Non possiamo permetterlo”.
Cosa chiede la mozione?
“Proponiamo al governo di adottare una serie di strumenti per sostenere il lavoro delle donne. Sono la categoria più soggetta a lavori precari, hanno contratti di lavoro meno remunerativi rispetto agli uomini e questi sono solo alcuni dei motivi per cui rischiano, con la ripresa, di pagare il prezzo più alto. Servono misure urgenti per ribaltare la situazione”.
Su quali strumenti potrebbe lavorare il governo?
“Bisogna puntare a ristabilire l’equità e la parità tra i genitori, sanando differenze e ingiustizie. Proprio la crisi, la ripartenza, può aiutare a ripensare nuovi schemi in cui inserire, ad esempio, il riconoscimento economico del lavoro domestico maschile e femminile, così che all’interno delle famiglie le donne possano sentirsi libere di scegliere se lavorare o no. Servirebbero poi finanziamenti per i congedi parentali, anche in questo caso sia per gli uomini che per le donne e il governo dovrebbe prevedere un osservatorio di genere per verificare l’efficacia delle misure”.
Durante il periodo di lockdown in molti hanno lavorato in modalità smart working, donne comprese. Pensate a nuove misure anche in questo senso?
“È assolutamente necessario regolarizzare lo smart working, bisogna rivedere e ripensare i contratti, l’orario di lavoro e le tutele del dipendente”.
Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato che le task force per la ripartenza verranno implementate con la presenza di donne. Al momento, però, non sono ancora stati fatti nomi…
“Posso dire con sicurezza che si tratta di una questione di ore. Ho sentito al telefono il premier, sta lavorando in questa direzione e al più presto farà l’annuncio”.
Il problema della rappresentanza delle donne riguarda tutto il mondo della politica e tutti i partiti. In particolare il suo, il Pd.
“Sarebbe ipocrita dire che non è vero. Purtroppo c’è ancora una certa resistenza a riconoscere l’autorevolezza delle donne. Ma in politica, in Parlamento e anche nel Partito Democratico continuiamo, come donne, a portare avanti la nostra battaglia e fortunatamente dall’altra parte abbiamo interlocutori in grado di ascoltare, capire e andare avanti con spirito nuovo e costruttivo. Nel Pd stiamo lavorando per arrivare a un nuovo ruolo del pensiero femminile nella politica e nella società e sta per nascere un coordinamento territoriale femminile”.
Durante il lockdown e il periodo di isolamento sono aumentati i reati contro le donne, in particolare la violenza domestica. Ora, per la fase 2, quali misure sono state adottate?
“Con il decreto Cura Italia è stato previsto uno stanziamento straordinario di 3 milioni di euro, che si vanno aggiungere ai fondi ordinari, per i centri antiviolenza e le case rifugio. E durante il lockdown abbiamo inviato un appello affinché vengano applicate le leggi esistenti e l’autore della violenza domestica venga immediatamente allontanato dall’abitazione”.


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