La senatrice Pd ci racconta la sua iniziativa costruita insieme alle associazioni: ‘Parliamo di autodeterminazione’
In tempi non sospetti ho cominciato a lavorare su un disegno di legge per la regolamentazione della prostituzione nel nostro Paese. Non si toccava nulla dal 1958, dall`approvazione in Parlamento della famosa legge Merlin. Quella è stata una normativa molto coraggiosa e aperta per i suoi tempi. Le case chiuse costituivano un`istituzione di sfruttamento delle donne, Merlin pensò addirittura che si potesse arrivare, con la sua legge, alla fine della prostituzione. Non è stato così, ma quel testo legislativo ha rappresentato un passo avanti fondamentale per il rispetto dei diritti delle donne, per l`emancipazione, per la parità. Un punto da cui non si può tornare indietro.
La chiusura delle case di prostituzione ha significato nello stesso tempo: proibizione di ogni attività volta a trarre guadagno dall`esercizio altrui della prostituzione; proibizione di discriminazioni, attraverso schedature, di donne che esercitano la prostituzione; l`affermazione della prostituzione come attività attinente alla sfera privata dei rapporti tra persone, pertanto come attività lecita, non perseguibile né per chi la esercita, né per chi la utilizza.
L`esigenza di affrontare questo tema, di ripensare gli strumenti che lo regolamentano, salvaguardando i principi fondamentali affermati dalla legge Merlin, nasce dall`evoluzione che il fenomeno ha conosciuto almeno in Italia negli ultimi anni. Da un lato, un crescente aumento di prostitute straniere, spesso illegali, costrette ad accettare condizioni di lavoro dannose per la loro e per la salute altrui; dall`altro, una crescente presenza della criminalità organizzata nella gestione del business della prostituzione. Due nuove variabili che hanno reso la prostituzione più visibile, ma anche più aggressiva (in termini di marketing), oltre che più pericolosa per le persone che la esercitano, contro la quale si sono mobilitati comitati di cittadini, decisi a difendere la tranquillità dei loro quartieri. Da queste considerazioni si deve partire, dalla consapevolezza delle molteplici facce che oggi assume la prostituzione: da quella dell`emarginazione di persone tossicodipendenti, a quella coatta di cui sono vittime prevalentemente le donne straniere, alcune anche minorenni, alla prostituzione volontaria dei grandi alberghi e locali di divertimento. Sia la legge, sia il codice penale fingono di ignorare giuridicamente la prostituzione, ma di fatto ne consentono l`esistenza, determinando effetti in larga misura opposti a quelli che la stessa legge Merlin si proponeva e consentono l`esercizio della prostituzione in regime di apparente clandestinità, che però è divenuta di evidente aggressività, al punto da creare anche gravi problemi di ordine pubblico in certe aree urbane o extraurbane. Le donne coinvolte sono soprattutto extracomunitarie che arrivano in Italia con l`illusione di un lavoro e si ritrovano schiave. Il cambiamento da apportare alla legge Merlin riguarda soprattutto la cancellazione del reato di favoreggiamento della prostituzione in cui può incorrere chi affitta un immobile che viene adibito, a sua insaputa, alla prostituzione. La prostituzione in sé non deve essere ritenuta un reato, e chi decide liberamente di prostituirsi in casa deve poterlo fare. Tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione sono aspetti terribili di questo fenomeno che con il mio ddl intendo contrastare fermamente e le statistiche ci dicono che la prostituzione in strada è il loro terreno di coltura privilegiato.
Un flusso considerevole di persone, cittadini in prevalenza extracomunitari, è avviato con inganni e con violenza alla prostituzione da una insidiosa criminalità organizzata. Quest`ultima predispone luoghi di abitazione, mezzi di locomozione, false documentazioni di identità, sottraendo a chi si prostituisce oltre il 70-80 per cento del ricavato. Per chi non ha alternativa se non l`espulsione dal Paese, la disoccupazione, l`emarginazione, lo stato di totale e pericolosa clandestinità, la criminalità organizzata è spesso l`unico strumento di sopravvivenza, nella illusoria attesa di un affrancamento e di una riconquista di libertà. Una regolamentazione in tal senso oggi, anche alla luce dell`effetto zooning generato dal sindaco Marino è necessaria perché non regolamentare o, peggio, proibire, produrrebbe solo una sostanziale indifferenziazione tra libere scelte di autodeterminazione e prostituzione coatta, sfruttata e gestita dalle organizzazioni criminali di tutto il mondo. Scegliere di non affrontare questo problema significherebbe solo favorire indirettamente la malavita. Questa sia l`occasione per discutere a 360° dell`argomento. Ad oggi le istituzioni sono state capaci solo di offrire la propria indifferenza, o ancora peggio, solo ‘pena’. La pena non è un atto altruista o un atto politico capace di governare i processi. A molti piacerebbe mettere ordine in un campo un po` troppo sfuggente, ma bisogna essere consapevoli che nessuna ricetta fino ad ora utilizzata, ha sortito buoni effetti. Io opto per un modello che rispetti la dignità di chi si prostituisce. Zooning o non zooning: il fatto che se ne parli è già un passo importante. Certo le posizioni da conciliare sono tante, ma io credo che con un poco di buon senso e con una proficua collaborazione qualcosa di buono da questa discussione possa essere prodotto. L`importante sarà non lasciarsi andare a derive autoritaristiche o a crociate moralizzatrici.
Una deriva nei confronti della quale tutti coloro che hanno a cuore la libertà delle donne e degli uomini devono opporsi. Non si tratta solo di stabilire cosa ognuno di noi pensi della prostituzione, ma anche quale sia il rapporto tra Stato e individuo; perché il punto di vista di una parte della società non deve diventare obbligo per tutti e i valori di una parte non possono diventare norma per tutti. Ancora una volta si fa fatica a cambiare le cose e ad accettare un`idea rivoluzionaria. Non sia- mo tutti uguali. Non dobbiamo condividere un unico sentire, ma dobbiamo sostenere con forza di essere sempre liberi di scegliere, in qualunque circostanza. Questa cosa si chiama autodeterminazione e tutti noi siamo chiamati a difenderla, a prescindere da quale sia la scelta di ciascuno di noi, o se siamo d`accordo o meno, ma nessuno può sindacare sulle diverse strategie di sopravvivenza e sull`autodeterminazione degli individui. La cosa più grave poi è che la condanna morale si trasforma sempre in esclusione sociale.
Guerre, povertà, carestie e conseguenti migrazioni di massa sono fenomeni che ci impongono di non rimanere indifferenti per ottenere politiche più generose verso i più svantaggiati e maggiore giustizia sociale.
Il nostro Pese quindi si doti di una disciplina organica che concili libertà personale e dignità della persona, prostituzione libera, esigenze di sicurezza e diritti delle vittime donne e minori. Le donne che si prostituiscono non minacciano la sicurezza dei cittadini. Quelli che vanno colpiti sono gli sfruttatori. La prostituzione non è un fattore da reprimere ma un elemento complesso da gestire in un`ottica di sicurezza sociale. Sono necessarie politiche integrate e modelli di governance territoriale. Conciliare la dignità, la libertà e la sicurezza di chi si prostituisce con quella di tutti i cittadini. Vanno armonizzati gli ambiti conflittuali tra libertà individuali e rispetto dei diritti di cittadinanza. A Marino il merito di aver aperto una discussione. A noi ora il compito di dare le giuste risposte e di fare il nostro lavoro di legislatori.

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