“Trentotto anni fa, in via Fani a Roma, le Brigate Rosse sequestravano Aldo Moro e trucidavano i cinque uomini della scorta. Quel sequestro si concluse 55 giorni dopo con l’uccisione del presidente della Democrazia Cristiana. Fatti che hanno profondamente segnato la vita politica e civile della giovane Repubblica italiana. Al di là del dolore privato delle famiglie delle vittime, la follia terrorista provocò il dolore e l’indignazione della stragrande maggioranza del popolo italiano, di ogni colore politico”. Lo scrive in una nota il senatore del Pd Francesco Scalia.
“Non avevo ancora sedici anni, muovevo i primi appassionati passi nella politica e quei giorni di lutto nazionale li ricordo benissimo. Giorni in cui il dolore generale per la tragica morte di uomini in carne ed ossa – ricorda Scalia – si accompagnava a quello generato dalla consapevolezza che con la morte di Aldo Moro si tentava con le P38 di porre termine ad una visione strategica e lungimirante del cammino e dello sviluppo delle istituzioni repubblicane. Fortunatamente grazie al concorso di un intero popolo, in tutte le sue articolazioni politiche, sindacali e civili, quel percorso, anche se ha subito un rallentamento, non si è interrotto. Il terrorismo domestico è stato sconfitto e l’Italia è ancora in cammino, come sperava Aldo Moro, verso sempre più importanti traguardi di benessere diffuso, di uguaglianza e di democrazia reale. Oggi lo scenario mondiale si è profondamente modificato rispetto a quei giorni. Tuttavia l’Italia è ancora di fronte a compiti storici enormi, non minori di quelli degli anni 70, che è necessario affrontare ispirandosi anche alla lungimiranza e alla generosità dei grandi uomini di stato, come appunto Aldo Moro. A trentotto anni dalla morte – conclude Scalia – penso sia il modo migliore per ricordarlo, a noi stessi e alle giovani generazioni”.


Ne Parlano