“Non sono tra quelli che pensano che la strada sia quella di sciogliere il Pd o di cambiarne nome o simbolo. Lo troverei un errore clamoroso. Il Pd deve semmai recuperare le ragioni di fondo del suo essere la principale forza del centrosinistra, la sua utilità per coloro che dalla sua fondazione ha voluto rappresentare: il mondo del lavoro e tutti coloro che rischiano di rimanere indietro. Per farlo deve intestarsi e interpretare in maniera più netta, più leggibile ed efficace le loro ragioni “. Lo scrive Valente Valente, senatrice del Pd, sull’Huffingtonpost.it. 

“Innanzitutto il lavoro, inteso come dignità, riscatto, emancipazione da una condizione di bisogno o di povertà, è sicuramente la prima tra tutte – prosegue Valente –  Un lavoro dignitoso, scevro da discriminazioni, sicuro, adeguatamente retribuito. E poi la scuola e la salute. Sempre pubbliche e accessibili per tutte e tutti con un’offerta (in termini di qualità e quantità) di prestazioni uguale su tutto il territorio nazionale, tra centro e periferie, in Lombardia come in Campania. Infine la tutela dell’ambiente e del nostro territorio come il principale investimento per il futuro dei nostri ragazzi. 

Su questi quattro punti programmatici, niente parole timide o solo sussurrate. Ma tanta radicalità e nettezza. Questo è il salto di qualità che dobbiamo chiedere a noi stessi: riuscire ad essere una forza sì riformista, ma non moderata, portando a sintesi visioni, culture politiche e identità diverse che dal 2007 hanno solo convissuto e a tratti non felicemente.  Se mettiamo insieme lavoro, scuola, salute e ambiente stiamo dicendo ‘io mi prendo cura di te’, esisto per questo. È il pensiero delle donne, da sempre il centro dell’elaborazione politica e sociale del pensiero femminista: l’idea della cura.  

Ecco perché il tema di un’insufficiente rappresentanza delle donne oggi in Parlamento oltre a essere una scelta ingiusta e antidemocratica è decisamente sbagliata e fortemente miope. Perché sono proprio le donne, a partire dalle donne Democratiche, la risorsa e la leva più efficace per riposizionare il Pd dove è giusto e utile che torni a stare. Non ci si deve inventare nulla. Basta guardarsi dentro con altri occhi. Le donne del Pd dovranno in questi mesi conquistare uno spazio e giocare una partita non solo perché è loro, nostro diritto, ma anche perché è quasi loro, nostro dovere verso una comunità che ha davvero bisogno di cambiare e che può farlo solo attraverso un pensiero differente, più inclusivo, attraverso una visione del mondo che parli il linguaggio concreto del vivere quotidiano alle persone che vogliamo rappresentare. Le correnti non sono il male assoluto, né l’unico capro espiatorio possibile, ma per come ormai si sono configurate finiscono per essere un imbuto per tutte le istanze di rinnovamento e apertura, dentro e fuori dal Pd. Per le donne sicuramente. Ora dobbiamo andare oltre, provare a trovare coraggio per scompaginare schemi e metodi di partecipazione, di definizione delle sintesi e delle politiche, di selezione delle classi dirigenti. Si tratta di una sfida certamente non semplice, ma per quanto difficile, anche possibile ed entusiasmante per tutte e tutti noi. Io ci credo”. 


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