Contro le spinte di disgregazione servono misure forti
‘Un`Europa che si occupa del diametro delle zucchine non è molto utile… Serve un`Europa che faccia politica», dice Giorgio Tonini, vicepresidente dei senatori Pd, di recente nomina nella segreteria del partito con deleghe su Europa e federalismo. Domanda. In Scozia i secessionisti hanno perso. Che notizia è per l`Europa?
 Risposta.
Ci sono due buone notizie: ha perso la cultura della secessione, che punta a dividere anziché a unire per risolvere i problemi, e David Cameron ha annunciato una più ampia autonomia per Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord. Ha vinto la cultura del federalismo.
 D. Il sì in Scozia ha raccolto il 44% dei voti. Altri referendum secessionisti si preparano, in Spagna, in Italia…
R.
Sono le spie di un malessere. Gli stati nazionali sono tutti in difficoltà perché sono troppo grandi per affrontare i problemi piccoli del territorio e troppo piccoli per affrontare i problemi globali. La risposta non può essere quella della secessione, ma dell`Europa unita. Un`Europa che si deve però occupare meno del diametro delle zucchine e deve fare più politica, da quella economica a quella estera. Servono misure forti, una visione di sviluppo e di visione. Così com`è organizzata, scontenta tutti i cittadini.
D. Con la crisi che c`è, ci sono le condizioni per un cambio di passo?
R.
Ci sono le condizioni oggettive. L`Italia si sta sforzando con questo governo di impostare un discorso nuovo. Ma per essere autorevole, deve dimostrare di saper affrontare i suoi problemi.
D. È per avere autorevolezza in Europa che va cancellato l`articolo 18?
R.
Dieci anni fa la Germania era il grande malato d`Europa, c`è stata una leadership coraggiosa, socialdemocratica, che ha messo in campo una riforma dura delle regole del lavoro e del welfare. E questo cambiamento ha dato la scossa alla Germania, che è diventata la più forte economia europea. Perché l`Italia non dovrebbe essere capace di fare lo stesso?
 D. Nel Pd c`è uno scontro durissimo.
R.
Siamo in un contesto produttivo diverso da quello degli anni `60. Oggi va superata la tutela del posto del lavoro per passare a tutelare il lavoratore nel mercato del lavoro. Abbiamo bisogno di un sistema universale contro il rischio di disoccupazione, di politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori. Non è una ricetta di destra, chi lo dice sostiene una sciocchezza, ma di tutele vere ed estese.
 D. Le risorse ci sono?
R.
Il ministero dell`economia è impegnato a trovare fondi dalla Spending review.
 D. Che senso ha fare una riforma così importante senza coinvolgere i sindacati?
R.
Tutti vanno ascoltati. Ma vede, il governo sta lanciando una sfida al mondo sindacale. Io mi sono formato nella Cisl il cui motto era »capire il nuovo, guidare il cambiamento», ed è quello il sindacato che serve.

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