Senatore Tonini, presidente della Commissione Bilancio di palazzo Madama, piovono critiche sulla voluntary disclosure 2, c`è chi parla di condono. Che ne pensa?
«Intanto che è prematuro fare una discussione sul dettaglio senza avere ancora il testo. Quello che conta ora, è capirsi
sui princìpi e impostazione della norma. E allora, i temi sono due. Primo, come rendere sempre più efficace la lotta all`evasione fiscale, fronte sul quale il governo si è mosso con azioni a livello internazionale per limitare il più possibile l`accesso ai paradisi fiscali e avere una maggiore trasparenza dei flussi finanziari, oggetto della scorsa voluntary con un gettito anche importante. Il secondo nodo è quello di come rendere l`amministrazione tributaria più vicina al cittadino, il quale deve avere il terrore di frodare il fisco e non di fare errori. Negli anni scorsi, a causa della crisi molti piccoli imprenditori si sono trovati a scegliere tra pagare le tasse o gli stipendi dei dipendenti. Il dibattito pubblico in Italia è
molto emotivo, allora accusava Equitalia, ora che si cerca di venire incontro a imprenditori che rischiano la rovina
per interessi e mora si parla di condono».
Nel caso della voluntary però il nodo che fa evocare il condono non è la forfetizzazione del prelievo?
«Sto a quello che dichiara il governo: non c`è nessun ampliamento del perimetro della disclosure, i contanti erano già previsti anche se ora si guarda all`Italia oltre che all`estero. C`è solo un meccanismo semplificato di calcolo di quanto sarà dovuto, con un`aliquota fiat. Mentre si continuerà a perseguire il frutto di traffici illeciti».
Ecco un altro nodo, basterà un`autocertificazione per distinguere tra proventi di attività illegali e “semplice” nero?
«È un tema che in Parlamento valuteremo con grande attenzione, ci deve essere una norma limpida, mi aspetto una barriera resistente. Ma ribadisco, l`intenzione di questo governo è seria e chiara: tenere comunque fuori le attività illegali».
Tornando all`aliquota del 35%, la trova adeguata? Non c`è poi il rischio di un segnale “emotivo”, di tolleranza verso gli evasori?
«Mi pare significativa, niente a che vedere con i pochi punti percentuali richiesti dallo scudo fiscale di Tremonti. Penso a un ristoratore che non ha emesso tutte le ricevute quando avrebbe dovuto e ha messo da parte del contante: così paga il dovuto, non spiccioli. I135% non è poco – e sull`aliquota si discuterà comunque in Parlamento -, allora non vedo un favore all`evasore. E intanto i suoi guadagni tornano visibili al fisco».
Dunque, quello che conta è far emergere l`enorme mole di economia sommersa dell`Italia?
«Certo. L`alternativa è rinunciare a quel nero. Accanto alla repressione, uno dei modi per combattere l`evasione è proprio portare chi ha agito in modo irregolare a mettersi in regola. Su questo c`è, come dicevo, una strategia complessiva del governo».
Le critiche arrivano anche dal Pd, Francesco Boccia come Roberto Speranza usano toni duri. Si rischia una nuova frattura tra i dem?
«Siamo al governo, non all`opposizione. Eppure qui si spara prima di capire se il bersaglio è quello giusto. Do per scontato che il presidente del Consiglio e il ministro Padoan siano persone per bene e che agiscano con le migliori intenzioni. Certo, è bene che ci sia un dibattito pubblico, occorre attenzione per evitare errori che sono sempre possibili. Ma è inammissibile pensare che queste siano norme per favorire il riciclaggio, o parlare di condono facile».


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