Senatore Tonini, il riassetto del Titolo V comporta di per sé un giudizio negativo sulla riforma voluta nel 2001 dal centrosinistra.Fu un errore?
Più che altro,a causa del fallimento della bicamerale D`Alema, quella del 2001 fu una riforma incompiuta Al rafforzamento delle competenze legislative delle Regioni, e in particolare alla creazione di una vasta area di competenze concorrenti, che presupponevano una “leale collaborazione” tra livelli legislativi, non si poté accompagnare la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, come invece era previsto, ad esempio,nel programma dell`Ulivo. Il risultato è stato un pesante sovrapporsi di competenze, che ha complicato la vita dei cittadini e delle imprese e ha prodotto un abnorme contenzioso dinanzi alla Corte costituzionale, che si è trasformata da tribunale di ultima istanza in camera di compensazione ordinaria. A questa situazione si è finalmente posto rimedio con una riforma attesa da anni e ora al vaglio del popolo.
Quali vantaggi per l’economia dal ritorno allo stato di alcune competenze strategiche come infrastrutture ed energia? E per i cittadini?
Per un verso avremo una maggiore certezza e semplicità delle regole essenziali rispetto a temi di rilievo strategico per lo sviluppo e la stessa sicurezza del Paese come le grandi infrastrutture, l`assetto del territorio o le politiche energetiche nazionali. Con tutti i benefici che questo comporta anche per la vita quotidiana delle imprese, che avranno un quadro normativo certo. Per altro verso saranno meglio tutelati in tutto il territorio nazionale, diritti essenziali di cittadinanza come la salute e il lavoro attraverso norme generali e indicatori di costo e di fabbisogno. E qui a guadagnarci saranno soprattutto i cittadini, a cominciare dai più deboli. Insomma, più efficienza e più uguaglianza i due obiettivi che la nostra grande spesa pubblica, nonostante possa contare su circa la metà del prodotto del Paese,fatica a conseguire.
Ma questo riordino di competenze non rischia di svuotare il potere delle Regioni? Il federalismo è finito?
Il sistema delle autonomie,regionali e locali, esce rafforzato e non indebolito dalla riforma E vero, per le ragioni appena dette, che tornano allo Stato alcune competenze di rilevanza nazionale. Ma questo processo di ricentralizzazione di alcune materie strategiche è stato in gran parte già realizzato dalla Corte costituzionale,dunque è già parte della Costituzione vivente. Con la riforma, invece, il sistema delle autonomie conquista tre importanti capisaldi il primo è il nuovo Senato, attraverso il quale Regioni e Comuni entrano nel procedimento legislativo statale: con il potere di richiamo su tutte le leggi ordinarie, pur nella supremazia della Camera, e con poteri paritari nelle leggi di sistema, quelle che dettano le regole del gioco, a cominciare dalla Costituzione,dai trattati europei e dalle leggi ordinamentalideglientilocali.La seconda conquista del sistema delle autonomie è l`elezione, da parte del Senato, di due giudici costituzionali.
E la terza conquista delle Regioni?
È il rafforzamento e l`ampliamento del cosiddetto federalismo asimmetrico, in pratica la possibilità per ogni Regione a statuto ordinario che ne faccia richiesta e dimostri di avere i conti in ordine di vedersi riconosciute «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», come recita il terzo comma dell`articolo 116, su materie di competenza esclusiva dello Stato come istruzione, politiche sociali, politiche attive del lavoro, governo del territorio, perfino giustizia di pace. E tutto ciò, attraverso il metodo dell’intesa tra lo Stato e la Regione interessata, analogamente a quanto previsto perlarevisione degli statuti delle autonomie speciali. Non è vero quindi che la riforma allarghi il fossato tra autonomie speciali e autonomie ordinarie, piuttosto lo restringe ,attivando un processo di revisione della distribuzione del potere tra Stato centrale e autonomie ispirato al principio di sussidiarietà, cioè all`individuazione del livello ottimale di govemo. Livello che non può essere definito una volta per tutte ma – come ci insegna l`esperienza tedesca – è il risultato di un continuo adattamento che avrà nel nuovo Senato,non più«inutile doppione della Camera» secondo la severa definizione di Costantino Mortati, il motore principale.


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