Gentile Direttore, Giorgia Meloni, in una recente intervista dal titolo accattivante “Ragazze, liberiamo il nostro potere”, pone una serie di questioni al pilastro dell`altro campo politico, il nostro Pd, che per la prima volta nella sua storia ha una segretaria, Elly Schlein. Dice candidamente Melo- ni di non aver “mai creduto nelle politiche femminili”, che non le sono “mai piaciute le generalizzazioni, contrapporre uomini contro donne”. Forse forzando un po` ma non troppo la sintesi, che uomini e donne sono uguali e che, se anche da donna di destra ha fatto più fatica ad arrivare, la società patriarcale semplicemente non esiste. Ecco, io credo che questa visione del mondo e delle donne, già preannunciata dal motto “sono una donna, sono una madre, sono cristiana”, ci interroghi tutte e tutti, soprattutto per le conseguenze sull`agire politico del governo. Ne stiamo vedendo e ne vedremo delle belle e dobbiamo essere attrezzati, ancor più ora che noi democratici (e, soprattutto, democratiche) siamo guidati da una donna. Meloni compie infatti un atto simbolico e giunge da destra (perché, come vedremo, qualcuno tende a farlo anche da sinistra) all`annullamento della prima tra tutte le differenze, quella tra donna e uomo, in nome di un`uguaglianza che tra diversi non può che fare danni. Non solo. Se da un lato “liberare il proprio potere” è certamente una responsabilità femminile, dall`altro il messaggio della Premier è pericoloso perché evita di considerare il contesto di discriminazione in cui le donne vivono, si formano e lavorano per rivolgere loro un invito velleitario, che rischia di essere addirittura colpevolizzante. In sottotraccia: le donne toste come me ce la fanno e arrivano ai vertici, se si impegnano e credono in loro stesse. Peccato, aggiungo io, che arrivino anche perché hanno accettato un modello e regole maschili e che quindi, anche quando vincono, spesso con costi e sacrifici davvero troppo alti, non sia scontato per loro poter incarnare nella pratica politica un pensare e un agire differente. Nella nostra ottica femminista, invece, l`importante è proprio cambiare le regole, incidere sul modello della società che non è neutro, bensì maschile e per questo maschilista. Farla diventare una società che integri in positivo le differenze, che tratti in modo di- seguale tutte le diversità per garantire a tutte e tutti pari opportunità. È per questo che diciamo che Meloni non ha sfondato il tetto di cristallo. La distinzione non è di lana caprina, ma di sostanza. Prendiamo ad esempio il mondo del lavoro, dove è più evidente il cortocircuito tra disoccupazione femminile, discriminazioni ses- siste e modello famigliare tradizionale in cui crede la destra (che peraltro confligge con l`ideale meloniano dell`underdog). È evidente, dunque, che le politiche per le donne sono invece necessarie finché non si raggiunge la parità e proprio per dispiegare quel “potere delle ragazze” di cui lei parla e di cui il Paese ha bisogno. Anche su questo si dovrà misurare il nuovo Pd. Spunto invece una lancia in favore di Meloni per le parole e le strade indicate sul tema della violenza contro le donne, che mi paiono finalmente le più giuste e condivise: prevenzione, cultura e rete. E veniamo alla frase: “Le donne sono le prime vittime della teoria gender”, che Meloni sostiene pensino anche le femministe. È vero. Io sono femminista e ritengo che la teoria della fluidità, ammettere la possibilità di considerarsi donna essendo geneticamente uomo anche senza compiere alcun percorso di transizione, possa finire con il compromettere alcune delle battaglie femminili e femministe. Credo che ci sia il rischio, questa volta da sinistra e con intenzioni che riconosco positive, di arrivare però al medesimo annullamento della differenza tra i generi e quindi alla cancellazione del femminile, della differenza insita nei corpi, che porta con sé un attacco al materno e al potere delle donne, per ora solo delle donne, di dare la vita, da sempre radicato nella società patriarcale. E per questo ritengo che la gravidanza per altri (Gpa) nasconda lo sfruttamento inaccettabile del corpo femminile. Altro è integrare il pensiero femminista della differenza, che garantisce dignità a tutte e tutti nelle loro molteplici diversità. So che questo mio pensiero non è condiviso da una parte del mondo Lgtbq+ so, dalla mia battaglia sul ddl Zan, che interroga anche il Pd e la nuova segreteria. Ma ne rivendico il senso e la portata, per le donne, per le Democratiche, per le femministe dentro e fuori dal Pd. –


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