“Il 1522, il numero d’emergenza anti-violenza,
dovrebbe funzionare su tutto il territorio
nazionale. Molte donne non lo conoscono. I 1522 non può essere
promosso solo il 25 novembre, deve essere sostenuto 365 giorni
l’anno. Solo così ci può essere una presa di coscienza”. Lo ha
detto la senatrice Valeria Valente, in occasione della presenza
alla Mostra del Cinema di Venezia della Commissione parlamentare
d’inchiesta sul femminicidio.
All’iniziativa erano presenti anche le rappresentanti di
Dire, l’associazione delle donne in rete contro la violenza. Uno
dei temi affrontati nella conferenza stampa al Lido è stato
quello dei percorsi giudiziari nei quali si trovano le donne che
hanno denunciato una violenza, o episodi di stalking. “I
percorsi giudiziari – ha spiegato la vice presidente di Dire,
Elena, Biaggion – devono accogliere le donne in maniera seria.
Marisa Leo è stata uccisa tre anni dopo che aveva denunciato.
Aveva l’affidamento condiviso, troppo spesso le donne sono
costrette a mediare con gli uomini violenti”.
“Individuiamo benissimo le vittime – ha aggiunto – ma il
violento non è mai tale finché le sentenze non passano in
giudicato. Se una donna ha denunciato, il percorso di
affidamento del figlio deve tenere conto di quella denuncia. Non
significa privare i figli del padre, ma tutelare la madre. La
commissione d’inchiesta aveva portato dei dati dolorosi per le
donne che escono da situazioni di violenza”. “Chiediamo alla
commissione – ha concluso Biaggioni – di ascoltare le donne
uscite dai percorsi di violenza che si trovano senza denaro,
casa e prospettive. Questo non può succedere, perché così le
donne rischiano di tornare sui propri passi”.


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