“Anche quest’anno le autorità hanno proibito la commemorazione della morte di Mahsa Jina Amini. Mentre nel carcere di Evin le detenute politiche, fra cui la premio Nobel Narges Mohammadi, hanno scelto lo sciopero della fame in segno di protesta verso questa decisione del regime di ‘silenziare’ pubblicamente il ricordo. Quanto fa paura, a distanza di due anni, la ventiduenne curda uccisa dal potere teocratico iraniano perché non indossava correttamente il velo? Molta, evidentemente. Il movimento ‘Donna vita libertà’ attraversa infatti, anche oggi, la società iraniana. E non mutano, nel mondo, i sentimenti di vicinanza e rispetto per questo popolo in lotta per la democrazia”. Lo scrive su Facebook la senatrice del Pd Valeria Valente. “Come abbiamo sempre detto – prosegue Valente – è sulla limitazione della libertà delle donne, soprattutto rispetto al proprio corpo, che si esercita il potere repressivo, reazionario, autoritario. Ma è proprio nella difesa di quella libertà che si sviluppa l’impegno delle donne in una battaglia che è, quindi, sempre battaglia per l’avanzamento della democrazia. La repressione del movimento è stata feroce: uccisi 600 manifestanti e incarcerati più di 20 mila attivisti. Una gravissima violazione dei diritti umani che ancora resiste. Eppure il Paese è cambiato, non ha avuto paura, come ricorda la premio Nobel Narges, rilanciando l’obiettivo della ‘criminalizzazione dell’apartheid di genere’, di cui sono vittime le donne in Iran e Afghanistan, e che dovrebbe essere una priorità per la comunità internazionale, guidata dall’Onu e dai Paesi democratici. Un appello che non deve cadere nel vuoto”.


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