“Abbiamo letto con dispiacere ed amarezza le dichiarazioni dell’alto funzionario russo Alexei Paramonov, che ci accusa di essere al limite del razzismo nei confronti della Russia. La nostra amicizia con il popolo russo, che consideriamo nostro fratello, non sarà certo compromessa da polemiche strumentali come queste, né dalle minacce economiche, che non ci intimoriscono affatto. CI sono radici culturali profonde che accomunano ed uniscono tutti noi europei, italiani e russi, che saranno sempre più importanti e profonde delle parole di circostanza di un burocrate del Cremlino. Quando l’Italia subiva per prima gli effetti tragici del contagio pandemico del covid 19, la collaborazione tra i nostri Governi, che ha portato alcuni ufficiali medici militari russi nel nostro Paese, con compiti di sostegno e di intelligence sanitaria, ha permesso ad entrambi i Paesi di disporre delle informazioni necessarie sul virus e di contrastarlo nel modo migliore e di produrre i vaccini necessari, dimostrando come la ricca storia secolare di relazioni e tradizioni forti tra i nostri Paesi possa tradursi in cooperazione di successo, vantaggiosa per entrambi. Ma il presupposto di tutto questo è la fiducia, che non può mai prescindere dalla realtà e dai comportamenti soggettivi. La guerra in Ucraina, voluta unilateralmente dalla Russia ha minato la fiducia che le avevamo accordato e dimostrato, purtroppo. L’Italia non è e non sarà mai ostile al popolo russo, ma non può subordinare il suo giudizio e la sua azione nei confronti delle iniziative militari intraprese dal Governo russo ad una logica di convenienza ed interesse economico. Se il diplomatico Paramonov è ispirato dalla volontà di trovare il modo di garantire la sicurezza e la prosperità dell’intero continente europeo, come dice nella sua dichiarazione, dovrebbe rappresentare al suo Governo la necessità di interrompere le operazioni militare in corso, volte all’occupazione di uno Stato sovrano, invece di minacciare noi di interrompere la fornitura di idrocarburi. I nostri popoli hanno attraversato vicende storiche simili: entrambi hanno conosciuto il dolore e l’umiliazione provocati dall’occupazione straniere, ed entrambi hanno lottato per liberarsene, Per questa ragione noi italiani non possiamo sottrarci alla richiesta di aiuto del popolo ucraino che vuole resistere all’invasione russa. Non siamo falchi, non siamo in guerra e vogliamo la pace. E’ il Governo russo che ha invaso l’Ucraina e voluto la guerra, non certo l’Italia. L’Italia lavora e lavorerà per promuovere un negoziato di pace. Se la Russia non fornirà più il gas l’Italia troverà soluzioni alternative, ma se l’Italia non sosterrà il diritto del popolo ucraino di decidere e determinare, autonomamente da Mosca, il proprio destino, verrà meno ai valori ed agli ideali su cui si fonda la nostra democrazia e che sono contenuti nella nostro Costituzione repubblicana”. Così i capigruppo del Pd nelle commissioni Difesa di Camera e Senato Alberto Pagani e Vito Vattuone.


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