La festa della Liberazione è un tema centrale nel dibattito politico, specialmente quest’anno, quando il governo italiano è guidato per la prima volta nella storia da una forza di destra che discende dal Msi, schieramento neofascista. Il partito di Giorgia Meloni dice di aver fatto i conti con il fascismo, ma le dichiarazioni provocatorie non sono mancate, anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Francesco Verducci, senatore del Pd e vicepresidente della Commissione straordinaria contro intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza (presieduta da Liliana Segre) nella scorsa legislatura, ha discusso con Fanpage.it il rapporto dell’attuale governo con la storia fascista dell’Italia e con la propria.
La nostra mozione era molto stringata, per la maggior parte si completava con le frasi pronunciate da Liliana Segre nella prima seduta della legislatura. Ci saremmo aspettati che tutti vi si ritrovassero. Invece è poi arrivata una mozione della destra, con l’intento di annacquare la portata fondativa del 25 aprile, che non abbiamo votato perché al suo interno mancava una parola politicamente dirimente: “antifascismo”.
La vostra mozione era arrivata dopo le frasi del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sull’attacco di via Rasella.
Sì, che peraltro non sono frasi isolate. C’è un tentativo continuo e sistematico di delegittimare la Resistenza, per erodere le basi storiche, morali, culturali e politiche della repubblica. Con frasi provocatorie, convolute mistificazioni e manipolazioni della verità storica. Si crea un contesto che poi porta a un negazionismo subdolo. Quando dici che a essere attaccata è stata una banda musicale di semi-pensionati, e non invece un battaglione militare al comando delle SS naziste, è qualcosa di enorme. Una frase così, detta dalla seconda carica dello Stato, e non da un passante o da un turista, se ascoltata da uno studente – ad esempio – può far pensare che sia la verità e che i cattivi fossero i partigiani. In realtà è un falso storico con un retroterra specifico, cioè il tentativo di denigrare la Resistenza.
Certo. Tutti hanno il dovere della responsabilità, ma un conto sono i dirigenti politici, un conto è la seconda carica dello Stato. Chi assurge a dei ruoli istituzionali smette di essere un dirigente di partito. Deve agire non solo nel rispetto dei simboli e valori fondanti della repubblica, ma anche in modo da non essere continuamente divisivo.
Poche ore dopo la discussione in Senato sulle mozioni, La Russa ha detto anche che “l’antifascismo non c’è nella Costituzione”.
Un altro esempio di tecnica molto subdola, perché tutta la Costituzione è composta dai valori dell’antifascismo. Quindi il tema non è che compaia o meno la singola parola.
Anche lui ha poi sottolineato che si riferiva alla specifica parola “antifascismo”, e non ai valori che rappresenta.
Sì, ma allora che senso aveva fare quella affermazione? Per chiudere le polemiche, sarebbe sufficiente una cosa semplice.
Quale?
I dirigenti di Fratelli d’Italia dovrebbero dire con molta semplicità: si è democratici perché si è antifascisti. Altrimenti sembra continuamente che ci sia da parte loro una specie di ignavia, di equidistanza tra fascismo e antifascismo. Dicono che “il fascismo è stato archiviato e consegnato alla storia”…ma questo non può esimere dal dare un giudizio storico e politico. Non è un tema accademico, ma di assoluta attualità, perché presuppone la visione del mondo e della società che si ha.
Perché non lo fanno?
Perché hanno dei problemi a fare i conti con la storia del Msi, da cui è disceso poi Fratelli d’Italia. È la storia di una destra che, a differenza di altre parti d’Europa, era legata al fascismo. Se oggi non riescono a pronunciare la parola “antifascismo”, c’è oggettivamente un problema serio
Anche Fini ha detto qualcosa di simile. Rispetto alla sua destra, con Alleanza nazionale, Fratelli d’Italia ha fatto un passo indietro nel rapporto con il fascismo?
Questo indubbiamente. Agli inizi degli anni Duemila, Fini – alla fine di un percorso complesso – parlò del fascismo come di male assoluto. Oggi invece i maggiori dirigenti di Fratelli d’Italia non rispondono, o fanno finta di nulla, o dicono “basta parlare del passato”. Parole di imbarazzo, che svicolano dal tema. Noi continuiamo a fare il tifo perché ci sia una destra liberale, democratica ed europea, che dica di essere antifascista senza imbarazzi.
Oggi il presidente La Russa sarà prima all’Altare della patria, a Roma, e poi volerà a Praga, in Cechia. Cosa ne pensa?
Il 25 aprile è la data in cui le maggiori cariche della repubblica stanno in Italia e celebrano la più importante festa della repubblica: la data simbolo della liberazione dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Dopodiché, che il presidente La Russa vada all’Altare della patria e dopo vada a Praga a commemorare Jan Palach e le vittime di un campo di sterminio nazista è invece in linea con la retorica di non riconoscere il 25 aprile da solo, come festa assoluta. Non si capisce perché, altrimenti, dover celebrare altre commemorazioni proprio in questa data.
In che senso?
Chiariamo: io mi inchino alla memoria di Jan Palach, mi inchino alle vittime dello sterminio nazista. Non posso che aderire a queste commemorazioni. Ci mancherebbe. Ma la cosa inaccettabile è il voler mescolare episodi molto diversi tra loro, in un unico indistinto. È inaccettabile riscrivere la storia. È inaccettabile il revisionismo sulla Resistenza italiana, che si fa traslando in Italia una equiparazione tra nazismo, fascismo e comunismo fatta senza basi storiche.
Ad esempio?
Ogni volta che La Russa parla della Resistenza, dice “c’erano i partigiani comunisti che volevano la dittatura”. Poi aggiunge anche le frasi di rito, “ma io li rispetto comunque”, però intanto lo dice. Questa cosa è un modo per denigrare tutta la Resistenza, ed è un’affermazione che non ha riscontro dal punto di vista storico. I comunisti italiani, al pari delle altre forze antifasciste, hanno fondato la repubblica, costruito e difeso la nostra democrazia da ogni tentativo eversivo.
La destra cerca di fare un tutt’uno di tutti “i comunisti” in Europa e nel mondo, per metterli sullo stesso piano del fascismo in Italia?
Esatto, ed è inaccettabile. La verità è che se oggi La Russa è seconda carica dello Stato è per merito di tutti gli antifascisti che hanno fatto la Resistenza in Italia, e tra loro dei comunisti. La storia del nostro Paese è lontana mille miglia da quanto accaduto nei Paesi del socialismo reale. La Costituzione è firmata da De Gasperi, democristiano, Einaudi, liberale, e Terracini, comunista.
La destra ha accusato più volte i politici del centrosinistra di abusare dell’etichetta di “fascista” e di usare l’antifascismo come strumento per screditare gli avversari politici. È così?
No. È un’accusa assolutamente fuorviante. Noi non siamo contenti di dover fare polemica verso La Russa o verso la presidente Meloni. Di dover chiedere continuamente a chi ci governa di avere rispetto della nostra storia. Il problema nasce quando ci ritroviamo a fare i conti con un revisionismo smaccato su questi temi.
Io, come cittadino, non possono stare in silenzio di fronte al fatto che la seconda carica dello Stato abbia nel suo studio il busto di Mussolini. Così come non starò mai in silenzio di fronte al fatto che avere il simbolo della fiamma nel logo del proprio partito sia un problema gigantesco. Perché quel simbolo è legato direttamente a un partito che fu fondato da dirigenti del regime fascista. Quando chiediamo alla destra di fare i conti fino in fondo con la loro identità, facciamo un atto dovuto. Uno come Fini, infatti, ha detto le stesse cose.
Dopo le parole di La Russa, diversi esponenti della Lega hanno preso una posizione più netta sul 25 aprile. È solo una strategia per dare fastidio a Fratelli d’Italia?
A nessuno di noi sfugge che ci sia una competizione strisciante (a volte anche molto evidente e manifesta) tra Lega e Fratelli d’Italia. Ma in questo caso a me non interessa. Tutte le dichiarazioni che riconoscono in pieno il valore del 25 aprile e della Resistenza sono importanti e vanno riconosciute. Anzi, voglio ringraziare gli esponenti della Lega e di Forza Italia che hanno parlato con nettezza. Il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani. Democrazia, libertà, antifascismo sono i valori fondanti della repubblica e appartengono non ad alcuni, ma a tutti gli italiani.