L`uscita di Fabio Fazio rappresenta una sconfitta pesante per la Rai e per il servizio pubblico. La destra esulta in maniera sguaiata, ma il comportamento di chi ha voluto questo è grave c controproducente per la Rai. Fazio in questi anni è stato capace di tenere insieme qualità e ascolti. Una Tv mai urlata, inclusiva, in cui tutti possano riconoscersi, capace di far pensare, di dare voce alla pluralità, alla complessità, ai mutamenti del mondo che viviamo. La Tv di Fazio è molto riconoscibile. Un vero esempio di servizio pubblico, nel solco della narrazione della grande Rai, quella di prima del duopolio e delle piattaforme un demand. Ma non per questo inattuale. Anzi un tentativo di dare forma nuova ad una cultura televisiva che ci appartiene e che ha reso credibile la Rai nel panorama internazionale. Non un modo di fare televisione superato. Lo dimostrano gli ascolti molto alti. Penso anzi che Fazio abbia dato in questi anni una risposta seria e innovativa, secondo i paradigmi del servizio pubblico, al tenia dirimente della cultura televisiva dagli anni ottanta in poi: quello dell`ibridazione dei generi e dell`infotainment. Mescolare informazione e intrattenimento e di per sé un ossimoro. Lo spettacolo rischia sempre di cannibalizzare tutto il resto, in cerca di audience. La monetizzazione e la commercializzazione hanno portato al dilagare ovunque del trash televisivo, con tutto l`armamentario (contundente per spettatore e opinione pubblica) di finta Tv verità, di un linguaggio a tutti i costi aggressivo ed esasperato. Tutto questo ingigantito dal rimbalzo e dai condizionamenti della neolingua` dei social. Fazio ha incarnato un`altra via. Non è questione di politicamente corretto. Ma di saper fare televisione avendo rispetto per gli spettatori, per le regole democratiche, per il dibattito pubblico, tenendo insieme appunto intrattenimento, divulgazione, informazione. Fazio ha spesso imperniato la sua narrazione intorno alle parole fondamentali della nostra Costituzione. In questo c`è qualcosa di importante. La Costituzione è di tutti, non di un partito. È il nostro alfabeto civile, la nostra carta d`identità. Intorno a cui è giusto e doveroso costruire una pedagogia civile. Tra le cose più belle (con ascolti record) fatte da Fazio ci sono alcune interviste. Penso a quelle con Liliana Segre e con Papa Francesco. In particolare lo speciale con Liliana Segre andato in onda dal Memoriale della Shoah al Binario 21 della Stazione di Milano è tra le pagine più belle e importanti nella storia della nostra Tv. Aver indotto Fazio a lasciare la Rai è un grave precedente. Una perdita secca in termini di credibilità, reputazione, potenziale commerciale. Trovo molto ipocrita la polemica dei costi, perennemente agitata contro Fazio. È risaputo che ogni puntata di “Che tempo che fa” costi circa 450mila curo, ma è altrettanto risaputo che, sulla base degli ascolti, gli introiti pubblicitari di ogni puntata quotino quasi un milione, quindi il doppio della spesa; tanto che tutti gli esposti alla corte dei conti sono stati archiviati in maniera sbrigativa. È stato un errore non affrontare in tempo utile la vicenda Fazio. È. un precedente grave che Fuortes abbia deciso di abbandonare prima del tempo il ruolo di Ad. Suo compito era quello di restare, difendendo autonomia e indipendenza dell`Azienda. Adesso ci sono nuovi vertici. È, loro compito rispettare le prerogative della Hai. La nomina del nuovo Ad Roberto Sergio indicato dal Governo è avvenuta in Cda solo grazie al voto favorevole della Presidente Marinella Soldi. Non so quali siano le motivazioni di questo voto, quello che invece so è che il Presidente Rai ha il dovere di esercitare un effettivo ruolo di garanzia a salvaguardia dell`autonomia e del pluralismo della Rai, pesantemente minacciati dalle ingerenze governative che di fatto stanno portando avanti da mesi una sistematica e inaccettabile occupazione della linea editoriale, come dimostra anche la vicenda Fazio. Ci aspettiamo che la Presidente Soldi eserciti con forza questo ruolo di garanzia, e allo stesso tempo che il nuovo Ad Sergio e il nuovo Direttore Giampaolo Rossi dimostrino di lavorare per il Servizio pubblico e non per una fazione politica.


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