“Il Pd deve essere una casa larga che deve aprirsi senza perdere forze ma guadagnandone di nuove. Abbiamo sofferto per un partito chiuso, c’era un correntismo esasperato che ha spesso soffocato il dialogo con la società all’esterno: il primo consiglio che mi permetto di dare a Schlein è di fare tesoro delle esperienze, anche di quelle più robuste, di chi ha avuto esperienze di governo. Un partito ha bisogno di tutti, c’è bisogno però anche di freschezza, una forma partito molto aperta è l’obiettivo da raggiungere”. Così Walter Verini a Radio Immagina. –
“Adesso è il tempo di pensare al Pd, a riconnettere socialmente il Pd con la società italiana, poi è evidente che in Parlamento ci sono diverse forze di opposizione, facciamo battaglie comuni: è positivo ci siano già presenze congiunte alla manifestazione di sabato a Firenze, è positivo che le opposizioni siano state insieme anche sulla vicenda Delmastro e Donzelli, su Cutro hanno attaccato insieme il ministro Piantedosi, su tanti altri temi sociali più costruiamo convergenze, sui temi della legalità, la lotta alla corruzione, alle mafie, creiamole, ma dobbiamo pensare innnanzitutto alle convergenze sociali”. Così Walter Verini, a Radio Immagina, parla dei rapporti del partito con gli eventuali alleati di centrosinistra. “Un Pd forte e presente, altro che morto, ha la responsabilità investire su se stesso per essere abbastanza forte da costruire l’alternativa alla destra”, conclude l’esponente dem.
Il Partito democratico “ha dato unprova di autentica vitalita’. Le iniziative dei due candidati sono state molto partecipate. Ma anche da quelle iniziative si puo’ trovare qualche indizio che puo’ spiegare la vittoria di Elly Schlein. Tutte le loro iniziative sono state molto partecipate. In quelle della Schlein c’era un di piu’ di spontaneita’ e voglia di partecipazione per
immaginare e costruire un Pd non chiuso in se’ stesso ma che ha iniziato, finalmente, un percorso di apertura. E’ stato il ‘reale’, quindi, a dirci che Schlein sarebbe andata
lontano. Anche perche’ lei non era affatto un’estranea. Lei, come si definisce, e’ una ‘nativa’ del Pd che interruppe il rapporto con il Pd per la ferita gravissima dei 101 che affossarono la candidatura di Prodi. E che in questi anni, con un percorso ‘contemporaneo’ (come ha detto bene Marco Furfaro) e’ stata contigua al Pd, al Parlamento europeo, al governo della regione Emilia Romagna”.


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