Lo Stato deve semplicemente rispettare le sue leggi e i diritti, compresi quelle dei detenuti». A dirlo è Walter Verini, senatore del Partito democratico, che replica duramente alle parole pronunciate in aula dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli: «Ha insultato l`onore del Pd».
Donzelli ha sollevato dubbi sulla posizione del Pd rispetto alla lotta a mafia e terrorismo, prendendo spunto dalla visita in carcere del 12 gennaio scorso per verificare le condizioni di Cospito. Come risponde?

Innanzitutto abbiamo chiesto a Nordio di spiegare il più presto possibile come Donzelli abbia potuto divulgare in Parlamento frasi di un dialogo tra un boss camorrista e un detenuto come Cospito. Non sono nella disponibilità dei parlamentari: dove le ha prese? Quello che è avvenuto è molto grave, anche perché Donzelli è vicepresidente del Copasir e questo impone riservatezza e senso dello Stato, che lui evidentemente non ha. Poi ha fatto una cosa di enorme gravità politica: ha insultato, offeso, il presente, la storia, l’onore del Partito democratico. Il Pd può avere certamente difetti, ma nel nostro dna ci sono personalità come Piersanti Mattarella e Pio La Torre; tra i nostri deputati e senatori abbiamo avuto la figlia di Guido Rossa, la moglie di Massimo D’Antona, il figlio di Vittorio Bachelet, Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari della strage fascista di Bologna. Abbiamo tra di noi Alfredo Bazoli, che aveva quattro anni quando sua madre morì a piazza della Loggia, dopo la bomba fascista. Il Pd ha questi riferimenti nella lotta antimafia e antiterrorismo, non so invece che riferimenti abbiano Donzelli e qualche suo alleato.

Il Pd si è schierato a favore della revoca del 41 bis a Cospito, ma viene accusato di garantismo a intermittenza, non affrontando la questione del carcere duro dal punto di vista di un possibile contrasto con la Costituzione. Non è il caso di ripensare questo strumento?

Noi parlamentari del Pd abbiamo ritenuto, il 12 gennaio, di andare a Sassari a visitare Cospito che secondo un appello, firmato da personalità obiettivamente di grande valore e specchiate, rischia di morire. Un appello che poneva anche dubbi e domande sull`opportunità di sottoporre quel detenuto al 41 bis. Era nostro dovere verificare e dovremmo andarci sempre, perché purtroppo nelle carceri italiane sono troppi i detenuti che muoiono. Ma qui c`era una cosa diversa: uno sciopero della fame. E lo Stato ha il dovere di tutelare la salute e la vita delle persone che ha in provvisoria custodia, nella fattispecie in carcere. Abbiamo verificato che il rischio per la sua vita è reale e abbiamo chiesto subito a Nordio di valutare la possibilità di trasferirlo in un carcere dotato di un centro clinico attrezzato. Se questo fosse stato fatto 20 giorni fa anziché lunedì, probabilmente non ci sarebbe stato questo clamore mediatico. Altra cosa èi l tema 41 bis. È legittimo interrogarsi se nel caso di Cospito il 41 bis sia una misura necessaria. Chi si pone questa domanda non insulta nessuno. Da questo punto di vista c’è un iter che per noi è esageratamente lento.

Ma il 41 bis in sé non andrebbe rivisto?

La Corte costituzionale ha stabilito che è una misura che non può essere ulteriormente afflittiva. Penso che una volta che si garantisca l’impossibilità che un detenuto pericoloso abbia contatti esterni e possibilità di dare indicazioni – e questo è necessario farlo -, tutto quello che va oltre è inutilmente afflittivo. A Cospito in un primo tempo fu vietato anche di affiggere le foto dei genitori.

Accade quotidianamente, anche con i libri o i lettori cd…

Io ritengo che per contrastare le mafie il 41 bis sia ancora necessario. Ma va gestito nei termini più costituzionali possibili. Pensiamo che questo strumento, come la confisca dei beni, renda la legislazione antimafia una delle legislazioni più efficaci. Così come le intercettazioni: perché i mafiosi parlano al telefono, contrariamente a quanto pensa Nordio.

Le violenze di questi giorni, secondo il governo, dimostrano la capacità di Cospito di impartire ordini agli anarchici. Ma se così fosse il 41 bis non si dimostrerebbe inefficace, rispetto a quella che è la sua finalità?

La cosa è evidentemente contraddittoria. Il caso Cospito rischia di deflagrare e di diventare un caso europeo. Naturalmente gli anarco insurrezionalisti sono dei delinquenti, non stiamo difendendo Cospito. Però mi chiedo se esibire i muscoli non sia in realtà un modo per nascondere una grave timidezza nei confronti di corruzione e criminalità, che non mi pare essere tra le priorità del governo.

Cospito continuerà lo sciopero della fame anche nel caso in cui il 41 bis venisse revocato. Il rischio è quello di creare un martire e emuli. Questo cortocircuito come si supera?

Se lo Stato fa la sua parte, rispettando le regole, i diritti, le leggi senza inutili atteggiamenti afflittivi, magari tutta la tensione si attenuerebbe e a quel punto rimarrebbe solo un detenuto che non rischia più la vita, perché può essere soccorso in qualsiasi momento, che ha le sue idee sul 41 bis e al quale non si può impedire di pensarla come vuole, così come agli altri. L’essenziale è evitare tensioni e commistioni pericolose, dentro e fuori dalle carceri. E concentrarci tutti nel contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo.

Il governo ha ribadito la mano dura contro le violenze. Ma la linea della fermezza, ha sottolineato Gherardo Colombo, ha portato all’assassinio di Moro. C`è una via di mezzo?

Io penso che abbia ragione Manconi: con i criminali non si tratta, con terroristi e mafiosi men che meno. Lo Stato deve semplicemente rispettare le sue leggi e i diritti, compresi quelli dei detenuti. In questa frase c’è tutto.

La vicenda Cospito evidenzia molte criticità del sistema: nello stesso carcere di Opera, che è il più attrezzato dal punto di vista sanitario, c’è una grave carenza di infermieri. Il governo sta affrontando l’emergenza carceri nel modo giusto?

Io non mi fido di questo governo e della  sua volubilità. A parole hanno dimostrato attenzione, ma bisognerebbe fare, potenziando le pene alternative, la messa alla prova e soprattutto investendo tanto per insegnare un mestiere, per socializzare, per far prendere un diploma. Bisogna investire nel rispetto dell`articolo 27 della Costituzione, nell`umanità del trattamento: significa investire nella sicurezza dei cittadini. Lo Stato non è barbaro come gli assassini, come i mafiosi. Ma come facciamo a fidarci di un governo che aveva l’occasione di prorogare le misure che per due anni hanno consentito ad alcune centinaia di detenuti in semilibertà di non dormire nelle carceri e non l`ha colta?


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