Il presidio contro “Tele Meloni” è fissato per domani alle 18,30, davanti alla sede Rai di viale Mazzini a Roma. Organizzato dal Pd, parteciperanno anche altre realtà come Articolo 21, la Rete No Bavaglio; ci sarà anche una delegazione di Alleanza verdi sinistra, una manifestazione per una corretta informazione del servizio pubblico. «Ma è l`inizio di un percorso», promette il senatore pd Walter Verini.
Qual è il senso di questo sit-in davanti alla tv pubblica?
«È un segnale che siamo costretti a lanciare, perché la situazione è preoccupante. La manifestazione segna l`avvio di una battaglia per un servizio pubblico liberato da una occupazione militare di questa destra e del governo; ma al contempo vogliamo farne una di prospettiva con le forze della cultura e dell`informazione, affinché la tv pubblica sia svincolata dalla padronanza di governi e politica».
Qual è un esempio di informazione manipolata?
«Un esempio su tutti: quel titolo del Tg1 che parlava di aumento delle pensioni e poi nello stesso sommario si ricordava le date del voto per le europee: si faceva un collegamento chiaro, no? Solo che non era un manifesto di Fdi ma il titolo del Tg1…».
Sarà abituato a questa contestazione: anche il Pd, quand`era al governo, ha partecipato alla lottizzazione Rai.
«Sa, ricordo che sul programma elettorale del Pd delle Politiche del 2008 si ipotizzava una nuova governance della Rai sul modello Bbc, si pensava ad una fondazione che raccogliesse la potenzialità del servizio pubblico. Riconosco che si poteva fare di più e che la riforma della Rai del 2015 fatta con il governo Renzi non abbia migliorato le cose. Ma non ricordo che ci fossero tg che ricordassero quotidianamente l`agenzia Stefani. E pur con i limiti che ci sono stati non si è mai trattato di occupazione da parte del Pd. Giorgia Meloni mostra di avere un grande fastidio per i controlli, specie quello della libertà di informazione. Le querele agli scrittori come Roberto Saviano, gli attacchi a Report e a Repubblica, c`è un salto di qualità negativo in tutto questo».
Come vede la creazione di un sindacato alternativo a Usigrai e molto vicino al governo? Pensa faccia parte di uno stesso disegno?
«C`è una pulsione padronale in tutto questo: hanno vinto le elezioni ma si comportano come chi ha preso il potere, praticano un amichettismo sfrenato, promuovendo a incarichi anche persone improbabili. Il sindacato tenta di preservare l`autonomia e la dignità della professione, il fatto che si tenti di promuovere un sindacato giallo conferma la bontà di una battaglia in difesa dei valori liberali».
L`assenza del M5S al vostro sit-in non passerà inosservata. Cosa ne pensa?
«Avrebbero fatto meglio ad esserci. Ma solo questa settimana voteremo insieme e faremo battaglie comuni su due temi importanti, sulla riforma Nordio e sulla legge di delegazione europea che contiene il decreto Costa. L`opposizione c`è ed è vitale, aspettiamo ulteriori convergenze e intanto come Pd facciamo delle iniziative che crediamo utili».
L`emendamento Costa, che si inserisce in questo quadro di attacco all`informazione, non arriva però dalla destra, ma da un membro di Azione.
«Faccio fatica a distinguere l`Enrico Costa che stava in Forza Italia con quello odierno. È un garantista a corrente alternata, con i forti sicuramente, indifferente invece con i cittadini normali».
Intanto la presentazione del libro di Giuliano Amato in carcere a Milano è stata annullata. Che idea si è fatto?
«Si rimane basiti, Amato è ricordato per aver portato la Corte costituzionale nelle carceri, occupandosi di vivibilità delle strutture e reale rieducazione dei detenuti. Mi auguro di sbagliare, ma se si trattasse di ritorsioni nei suoi confronti per aver espresso posizioni non allineato al governo sarebbe un altro fatto gravissimo».


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