“Ieri se ne è andato Furio Colombo e questo pomeriggio a Roma, presso il cimitero acattolico, gli sarà dato l’ultimo saluto. Quest’aula , come quella della Camera l’ha visto portare il suo contributo di parlamentare, prima dell’Ulivo, poi dei Ds e del Partito democratico. Però è stata una personalità che appartiene al Paese. Da giornalista ha vissuto e raccontato il mondo. Con lo sguardo nel futuro. L’America e l’altra America, il sogno kennediano e la sua fine, Martin Luther King e tanto altro. Ha raccontato i suoi viaggi in macchina con Che Guevara, e quello con i Beatles sull’Himalaya. L’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini poche ore prima del suo omicidio porta la sua firma. La Repubblica, La Stampa lo hanno visto tra i collaboratori più autorevoli, come il New York Times. Il Fatto Quotidiano tra i fondatori. De l’Unità è stato direttore, insieme ad Antonio Padellaro, per una stagione molto stimolante. Furio Colombo è stata una delle colonne della Rai, del servizio pubblico. Venne assunto negli anni sessanta, e con lui, per dire il livello, c’era gente come Umberto Eco, Guglielmi, Francesca Sanvitale, Fabiano Fabiani, Liliana Cavani, Vattimo e Piero Angela. Era uomo di grande curiosità e apertura. Ha lavorato per la Fiat, aveva un legame forte con Gianni Agnelli. E’ stato direttore dell’istituto italiano di cultura di New York. E uno degli animatori del gruppo ’63, che rappresentò una delle esperienze più innovative della cultura nel novecento. E’ giusto ricordarlo, per la sua laicità, per il rispetto liberale e radicale dei diritti, individuali e collettivi. Ma se anche Furio Colombo non fosse stato tutto questo, tutti noi gli dovremmo ancora un tributo. La legge che ha istituito il giorno della memoria, che cade il 27 gennaio in ricordo della liberazione di Auschwitz e dell’orrore della Shoah, porta la sua firma di parlamentare. Basterebbe questo per dire grazie, grazie Furio Colombo”. Così il senatore del Pd Walter Verini intervenendo nell’aula di Palazzo Madama.
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