“Il mio appello è al governo: fermate la propaganda. La riforma per l’accesso a medicina è un annuncio che rischia di non risolvere nulla e creare nuove incertezze per gli studenti. La ministra aveva detto che avrebbero aumentato i fondi per l’Università e non è vero, come confermato anche dal Presidente della Crui. Oggi ci dice che tagliano il numero chiuso, ma non lo hanno fatto. Ancora, ha detto che avrebbero eliminato il test di ammissione, e invece è solo rinviato di sei mesi e ancora non sappiamo come sarà formata la graduatoria nazionale per l’iscrizione al secondo semestre. Un ministro dell’Università a nostro parere avrebbe il compito principale di mantenere o se possibile migliorare la qualità della didattica, la ministra Bernini invece con questa riforma non solo non la garantisce ma rischia di peggiorarla, poi potrà dare la colpa agli atenei ma sa benissimo che la responsabilità è sua e del governo di cui fa parte”. Lo ha detto la senatrice Pd Ylenia Zambito interrogando la ministra dell’Università Anna Maria Bernini durante il Question Time al senato.
“Siamo a maggio – ha detto Ancora Zambito – tra pochi mesi partiranno le iscrizioni: è inaccettabile che ancora una volta migliaia di studentesse, studenti e famiglie siano in attesa di risposte che non arrivano. La legge della destra, lungi dal superare il numero chiuso, come purtroppo è stato propagandato dal Governo, non fa altro che posticipare la selezione al secondo semestre. È, a tutti gli effetti, una selezione mascherata, che rischia di aumentare le disuguaglianze. L’iscrizione al semestre filtro, senza alcun investimento adeguato a monte, comporterà sovraffollamento, didattica di qualità inferiore, un inevitabile ricorso alla didattica a distanza e un aggravio inaccettabile sul corpo docente –già sotto organico. Inoltre, si affida alle singole università la scelta sulle modalità di erogazione della didattica, ammettendo esplicitamente l’integrazione tra lezioni in presenza e modalità da remoto. Il rischio, che a noi pare certezza, è che lasceranno le Università da sole a dover gestire questa situazione. Pronti a scaricare sugli atenei le responsabilità per ciò che non funziona, come hanno fatto con le Regioni per le liste di attesa in sanità”.


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