«Diteci con quale maggioranza parlamentare cambiare l`Italicum e ne parliamo». Quella di Luigi Zanda, capogruppo dem al Senato, è una sfida.
Zanda, riforma costituzionale e legge elettorale si tengono?
«Tutto si tiene e tutto va distinto perché deve esserci un equilibrio nel sistema istituzionale»..
Un “combinato disposto” che molte forze politiche bocciano?
«L`Italicum è il frutto del compromesso migliore. Personalmente avrei preferito, e preferisco, che la designazione dei parlamentari avvenga attraverso i collegi uninominali a un turno come nel Mattarellum, o a due turni, come nel sistema francese. Ma su questo punto il Pd è stato sempre isolato sia alla Camera che al Senato. Il Pd i voti in Parlamento per questo tipo di sistema elettorale non li aveva».
Chiudere a qualsiasi modifica non è un boomerang per il Pd? Molti la pensano come Scalfari che, nel confronto con Renzi alla festa di Repubblica, ha detto che potrebbe votare Sì al referendum costituzionale se si cambiasse l`Italicum.
«Non chiudo a modifiche migliorative ma chiedo a chi le propone di indicare le forze parlamentari con cui possono essere approvate».
La richiesta di rimettere mano all`Italicum arriva non solo dalle opposizioni ma anche da Renato Schifani, capogruppo di Ncd, vostri alleati di governo, e dalla minoranza del Pd. La ritiene strumentale?
«Dire strumentale è sbagliato, ma purtroppo c`è un costume della politica italiana di buttare nel dibattito idee senza mai indicare quali potrebbero essere le maggioranze in grado di realizzarle. La nuova legge elettorale è costruita per dare ad una lista la maggioranza necessaria per governare così come avviene in gran parte delle democrazie occidentali. Inoltre sarebbe la prima volta che si cambia una legge elettorale senza che sia mai stata usata».
La riforma costituzionale ha bisogno di leggi attuative, come quella sull`elezione dei futuri consiglieri-senatori. Non sarebbe il caso di anticiparle per rendere il futuro un po` meno ignoto?
«Si può avviare il dibattito ma non si possono presentare disegni di legge in Parlamento finché la riforma costituzionale non sarà entrata in vigore».
Per Renzi le comunali non sono un test politico, ma se il Pd perdesse Roma e Milano non sarebbe una débacle?
«Per il Pd sarebbe un brutto risultato ma soprattutto avremmo conseguenze negative per romani e milanesi. A Roma la scelta è tra una persona onesta e indipendente come Giachetti e la Raggi, inesperta, contraria alla Ue, candidata di un partito da cui al Senato sono scappati in 19, alleata di Farage, sostenuta scandalosamente da Alemarmo, causa di tutti i guai di Roma».
E voi dem collaborate con Vedini?
«In Senato per fare le riforme i voti di Ala possono servire, l`importante è non cedere sui principi in cambio di un voto».
Bene limitare a due mandati la carica di premier?
«Un buon modo per impedire un eccesso di personalizzazione del potere».