‘Va previsto il referendm confermativo del Ddl sul Senato anche nel caso di approvazione con i 2/3’
«Chiuso con bicameralismo e Titolo V, dovremmo affrontare il tema del cancelleriato, ossia il rafforzamento, in termini di efficacia, dei poteri del governo e del premier»: il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda lancia la palla più in alto. Proprio mentre la fronda dei 22 senatori democratici sul Ddl di riforme presentato dal governo stenta a rientrare, e anzi rischia di saldarsi con il niet dei grillini, propone quel premierato soft alla tedesca, senza elezione diretta, che potrebbe essere la saldatura che ancora manca con il mondo forzista in subbuglio. Il Cancelliere- ricordiamo- non è eletto direttamente ma ha quattro poteri fondamentali previsti dalla Costituzione tedesca (articolo 63, 64, 67 e 68): la fiducia della Camera (Bundestag) è data al Cancelliere e non all`intero governo; il Cancelliere propone la nomina e anche la revoca dei ministri; il Cancelliere può chiedere lo scioglimento anticipato se battuto sulla fiducia; è previsto il meccanismo della sfiducia costruttiva.
«Una volta razionalizzato e reso più efficiente l`iter legislativo con la fine del bicameralismo perfetto, di cui si discute da 25-30 anni e che ora non è più rinviabile, credo che i tempi siano maturi per affrontare il tema del premierato – è il ragionamento di Zanda -. Si tratta nell`insieme di riforme necessarie anche per modernizzare un percorso decisionale che così com`è non rappresenta una democrazia compiuta ed è un ostacolo allo sviluppo economico del Paese. L`Italia fatica molto più dei partner europei a scrollarsi di dosso la crisi economica proprio per il deficit di efficienza istituzionale e la debolezza della sua macchina pubblica». «Fine del bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato in Senato delle autonomie, riforma del Titolo V, abolizione del Cnel, riforma costituzionale delle Province, legge elettorale»: il pacchetto già in campo, al quale Zanda aggiunge la riforma dei regolamenti parlamentari, si tiene tutto insieme e a questo punto qualsiasi ritardo sarebbe non solo esiziale per il Paese, sottolinea Zanda parlando alla frondademocratica, ma anche a Fi, ma addirittura «autolesionistico»: «La fame e la sete di riforme che ora ha l`Italia dipendono da questi decenni di errori ed omissioni della politica e della classe dirigente».
Sulla fine del bicameralismo perfetto, tuttavia, sulla carta sono tutti d`accordo, anche i critici. Quello che chiedono i senatori democratici che hanno sottoscritto il Ddl Chiti, così come i senatori di Fi e quelli del Ncd, è di mantenere l`eleggibilità del nuovo Senato delle autonomie. Ma proprio questo – la non eleggibilità e la conseguente mancanza di indennità – è uno dei punti ritenuti imprescindibili dal premier Matteo Renzi. Può esserci composizione su questo nella discussione in atto in Senato? «Non si può dire che i nuovi senatori previsti dal Ddl del governo – dice Zanda – non siano eletti perché saranno tutti eletti dai cittadini nei consigli comunali e regionali, e per di più saranno tutti eletti con sistemi elettorali che prevedono le preferenze, e dunque saranno tutto fuorché nominati. Ma ad un Senato eletto direttamente con suffragio universale, come si chiede, non potrebbe essere negato il voto di fiducia e allora verrebbe meno il cuore della riforma che è appunto la fine del bicameralismo perfetto. Ricordo poi, per quanto riguarda il Pd, che la linea politica pluridecennale del centrosinistra su questo tema è quella di Senato delle autonomie non eletto direttamente».
Già, il Pd. Non vale in questo caso la disciplina di gruppo? «Mi limito a dire che in questa legislatura non abbiamo mai fatto ricorso alla disciplina di partito…», è la notazione-avvertimento di Zanda, fiducioso che il dissenso interno si ricomporrà e che alla fine anche Fi parteciperà al processo riformatore. Ma in ogni caso, propone, «va previsto il referendum confermativo, anche con i due terzi dei voti favorevoli»: «La questione di fondo è che stiamo modificando l`assetto del potere legislativo, fondamento di tutte le democrazie, quindi prevedere il referendum confermativo è necessario».
«Una volta razionalizzato e reso più efficiente l`iter legislativo con la fine del bicameralismo perfetto, di cui si discute da 25-30 anni e che ora non è più rinviabile, credo che i tempi siano maturi per affrontare il tema del premierato – è il ragionamento di Zanda -. Si tratta nell`insieme di riforme necessarie anche per modernizzare un percorso decisionale che così com`è non rappresenta una democrazia compiuta ed è un ostacolo allo sviluppo economico del Paese. L`Italia fatica molto più dei partner europei a scrollarsi di dosso la crisi economica proprio per il deficit di efficienza istituzionale e la debolezza della sua macchina pubblica». «Fine del bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato in Senato delle autonomie, riforma del Titolo V, abolizione del Cnel, riforma costituzionale delle Province, legge elettorale»: il pacchetto già in campo, al quale Zanda aggiunge la riforma dei regolamenti parlamentari, si tiene tutto insieme e a questo punto qualsiasi ritardo sarebbe non solo esiziale per il Paese, sottolinea Zanda parlando alla frondademocratica, ma anche a Fi, ma addirittura «autolesionistico»: «La fame e la sete di riforme che ora ha l`Italia dipendono da questi decenni di errori ed omissioni della politica e della classe dirigente».
Sulla fine del bicameralismo perfetto, tuttavia, sulla carta sono tutti d`accordo, anche i critici. Quello che chiedono i senatori democratici che hanno sottoscritto il Ddl Chiti, così come i senatori di Fi e quelli del Ncd, è di mantenere l`eleggibilità del nuovo Senato delle autonomie. Ma proprio questo – la non eleggibilità e la conseguente mancanza di indennità – è uno dei punti ritenuti imprescindibili dal premier Matteo Renzi. Può esserci composizione su questo nella discussione in atto in Senato? «Non si può dire che i nuovi senatori previsti dal Ddl del governo – dice Zanda – non siano eletti perché saranno tutti eletti dai cittadini nei consigli comunali e regionali, e per di più saranno tutti eletti con sistemi elettorali che prevedono le preferenze, e dunque saranno tutto fuorché nominati. Ma ad un Senato eletto direttamente con suffragio universale, come si chiede, non potrebbe essere negato il voto di fiducia e allora verrebbe meno il cuore della riforma che è appunto la fine del bicameralismo perfetto. Ricordo poi, per quanto riguarda il Pd, che la linea politica pluridecennale del centrosinistra su questo tema è quella di Senato delle autonomie non eletto direttamente».
Già, il Pd. Non vale in questo caso la disciplina di gruppo? «Mi limito a dire che in questa legislatura non abbiamo mai fatto ricorso alla disciplina di partito…», è la notazione-avvertimento di Zanda, fiducioso che il dissenso interno si ricomporrà e che alla fine anche Fi parteciperà al processo riformatore. Ma in ogni caso, propone, «va previsto il referendum confermativo, anche con i due terzi dei voti favorevoli»: «La questione di fondo è che stiamo modificando l`assetto del potere legislativo, fondamento di tutte le democrazie, quindi prevedere il referendum confermativo è necessario».