Una politica è vincente quando induce alla riflessione, al confronto e al giudizio in base all`esigenza non di suscitare consensi, ma di osservare, confrontandole, responsabilità e scelte.
Le drammatiche cronache della politica europea sulla questione greca e la sorte dei migranti ci hanno detto che non ci si salva più uno alla volta, men che meno dovendo accettare una sconfitta con l`idea che a pagarla sarà il popolo dei deboli, e quindi dei perdenti. Eppure qualcosa torna a muoversi, a dar frutto, a riconsiderare i pregiudizi, e a respingere le ostilità. Vorrei che ci chiedessimo, di colpo, cosa accadrebbe nel nostro Paese se si fermassero le braccia dei migranti che lavorano nell`agricoltura, nelle fabbriche, nelle tantissime case dove si impara il prezioso lavoro delle badanti, o che sono vittime delle mille ‘offerte nere’ dell`incivile, ignobile, ‘caporalato’; o rischiose e malpagate incombenze notturne, sporche e pericolose. Sono questi i portatori di crimini, dallo stupro alla rapina? Quel calcio della giornalista ungherese a una bimbetta che attraversa, marciando, mezza Europa vale, da sé, il peggio che può celarsi in una tragedia senza i confini e la misericordia.

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