“Il grave problema dei costi degli affitti per gli studenti universitari è sotto gli occhi di tutti e il governo, alla luce delle polemiche interne di queste ore, sembra non aver chiaro in che direzione agire. Ma l’urgenza della questione impone una riflessione realistica su come potenziare il sistema degli alloggi con l’obiettivo di garantire il diritto allo studio. Il PNRR prevede l’obiettivo di arrivare a 100.000 posti letto entro il 2026. Un primo obiettivo parziale di 7.500 nuovi posti letto è stato conseguito entro la scadenza del 2022. Ora però l’ulteriore obiettivo di 52.500 nuovi posti letto entro il secondo trimestre del 2026 è, viste le incertezze del governo, a rischio e risulta ancora da avviare. L’obiettivo quindi è difficilmente realizzabile entro la scadenza. Il risultato più concreto rischia di essere la perdita di quei finanziamenti”. Così in una nota Alessandro Alfieri, responsabile Riforme e Pnrr, e Alfredo D’Attorre, responsabile Università nella segreteria PD.
“C’è poi il problema delle strutture esistenti – continuano – per le quali inizialmente sono stati assegnati 300 milioni dei 960 previsti sempre dal PNRR (insieme ad altri 167 milioni di fondi nazionali) per un bando per lavori di ristrutturazione, riqualificazione, efficientamento energetico e ammodernamento delle strutture. Tuttavia, successivamente, i 300 milioni del PNRR sono stati spostati per la realizzazione del primo obiettivo dei 7.500 nuovi posti letto. Alle strutture esistenti è stato quindi lasciato ben poco delle risorse previste in un primo tempo.
Come uscire da queste difficoltà? Il Pd pensa che di fronte a questa complicata situazione, la soluzione potrebbe essere quella di negoziare con la Commissione europea un dilazionamento dei tempi per la realizzazione dei nuovi posti letto (magari al 2028, tramite l’utilizzo di fondi diversi dal PNRR, ad esempio quelli di coesione) e destinare i fondi risparmiati nel PNRR a causa di questo dilazionamento, al finanziamento dei lavori presso le strutture pubbliche da riqualificare, ripristinando così una parte di quei 300 milioni del PNRR inizialmente previsti. Ci sembra una prima misura realistica – concludono – per iniziare ad affrontare concretamente un problema che colpisce le nuove generazioni nel loro diritto allo studio e ad una casa”.