“Ridurre la complessità di un impianto programmatico, quello che da noi si aspettano i nostri iscritti e i nostri elettori, alla ricetta semplicistica e suicida di eventuali alleanze con i 5Stelle equivale a negare l’identità democratica del partito, ridurre
il dibattito congressuale a una farsa e condannare il Pd ad una colpevole sudditanza e subalternità. Suicida per il partito e pericolosa per il Paese.
Tenere fermo il punto, con una opposizione politica e parlamentare netta e rigorosissima davanti a quanto di eversivo e devastante caratterizza quotidianamente le scelte del Governo e i comportamenti della maggioranza nelle aule parlamentari, è l’unica via che può – ragionevolmente – tornare a parlare anche con quelle fasce di elettorato che ci hanno voltato le spalle. La soluzione alla perdita di forza attrattiva certo non può consistere, almeno non per me e per quanti ancora hanno a cuore il Pd, in ammiccamenti notabilari per cui già ci si candida a garantire ai 5Stelle un assist nel caso di una crisi di Governo.
Noi abbiamo il dovere e la responsabilità, anche dinanzi agli avvertimenti del Censis e all’immagine che del nostro Paese emerge nel Rapporto illustrato ieri, di indicare con chiarezza qual è la nostra idea di Paese e intorno a quali parole chiave vogliamo definire il nostro impianto politico. Se parti sempre più rilevanti di questo paese esprimono con chiarezza il bisogno di un’alternativa netta al Governo giallo-verde, di certo non ci chiedono di diventare la stampella di minoranza – utili idioti si sarebbe detto un tempo – dei 5Stelle. Non è così che corrisponderemo a quella domanda. Non inseguendo i vari estremismi, quelli che hanno imposto in questi ultimi anni linguaggi e comportamenti di cui oggi rileviamo con grande chiarezza la pericolosità sociale.
Allargare e ampliare la platea politica: o lo si fa da una posizione di forza, chiara e autorevole, o si è inevitabilmente votati alla sconfitta e la sconfitta non è, solo, una questione di numeri ma anche condannarsi ad essere lo sgabello di forze ambigue e pericolose, di cui ancora non sappiamo chi tira le fila. Il nostro campo è quello riformista, lavorando perché sia vivo e veramente, credibilmente, ampio e plurale. Lavorare e scommettere su parole come lavoro, crescita e inclusione sociale, buona occupazione, eccellenza d’impresa, innovazione, Europa dei cittadini. Parole scomparse dal lessico di questi mesi ma vive in parti importanti del Paese e in molti di noi. Quelli che credono che l’opposizione è credibile se la fai sulla base del governo che vorresti fare, che vorresti essere, non a prescindere. E soprattutto non candidandosi, mentre la fai, a fare l’accordo con parti di chi governa.
Chi, dicendosi diverso e su questo costruendo le sue fortune elettorali, ha scritto un Decreto che crea solo licenziamenti
e precarietà, chi costruisce intorno ai condoni le proprie fortune elettorali, chi avalla le politiche securitarie della destra salviniana, è un mio avversario politico e non potrà mai essere un mio alleato di governo”.
Così la Senatrice Teresa Bellanova.


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