“La necessità delle riforme deve essere condivisa e ci deve essere un confronto parlamentare nel merito. Così oggi non è. L’azione del Governo in questi dieci mesi si caratterizza per essere un’azione faziosa e senza una prospettiva di lungo termine. Sulle riforme costituzionali siamo da mesi in attesa di una proposta concreta della premier, da quando, a maggio, convocò tutti i partiti per un confronto sul tema, ma poi nulla. Dopo l’estate l’esecutivo compirà un anno e non c’è stato un documento, se non fiumi di parole sui mezzi di informazione. L’unica cosa che c’è stata in Parlamento è una sgradevole contrapposizione sull’autonomia.
Noi ribadiamo che il Presidente della Repubblica, garante dell’unità nazionale, non si tocca. Per rappresentare l’unità nazionale deve essere garante di tutte le forze politiche che di fatto sono l’espressione di tutto il popolo italiano, e non rappresentare la parte di popolo italiano che temporaneamente ha vinto le elezioni. Una cosa è governare il Paese, un altro tenerlo unito. Se parliamo di premierato per il momento nessuno sa di cosa si tratti, da mesi aspettiamo un testo. Abbiamo rilanciato chiedendo di modificare l’attuale legge elettorale, che non ha fatto altro che aumentare l’area del non voto.
Il tema di fondo è la credibilità delle forze politiche, occorre una legge vera sui partiti: abbiamo ancora partiti che sono proprietà di alcune persone, in altri casi sono solo comitati elettorali; servono regole che disciplinano con rigore e trasparenza la vita dei partiti nel rispetto dell’articolo 49 della Costituzione. Le preferenze possono aiutare così come avviene nei consigli comunali, in quelli regionali e per il Parlamento europeo. Non si capisce perché solo nel Parlamento nazionale non debba esserci un rapporto diretto con gli eletti. Si può tranquillamente rafforzare il concetto di coalizione: nessuno vuole smontare il bipolarismo che è nei fatti.
Ci può stare il superamento del bicameralismo perfetto, che oggi appare superato anche dalle prassi parlamentari, ma dentro un confronto serio, rigoroso e trasparente, fino a oggi totalmente mancato”. Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia in una intervista a IlSussidiario.net che anticipa la sua partecipazione di stasera al Meeting di Rimini per un dibattito sulle riforme costituzionali.
“In Parlamento sul tema dell’autonomia finora c’è stata solo una sgradevole contrapposizione. E la percezione che abbiamo dall’opposizione è che l’autonomia di Calderoli non sia condivisa da Fratelli d’Italia e Forza Italia, ma che sia utilizzata in maggioranza come merce di scambio per trovare una mediazione sulle riforme costituzionali. Per il momento è una vicenda interna alla destra.
Quando fu fatta la riforma del titolo V, 22 anni fa, io da docente universitario la criticai molto ed ero personalmente contrario. Questo non mi esime dalle responsabilità che è sempre giusto assumersi quando si rappresenta la storia di una forza politica. E oggi indietro non si può tornare. Ma intanto è cambiato il Paese e le nostre amministrazioni territoriali. Quello che si può fare è migliorarne l’attuazione, farlo in modo chiaro, soprattutto sui temi che poi incidono sui bilanci delle Regioni e sulla vita delle persone: trasporto pubblico locale, sanità, assistenza a bambini e anziani, organizzazione della scuola. Quindi la priorità oggi, come era per le regioni anche nel 2019, quando su questo tema cadde anche il primo governo Conte, a regia leghista, è la definizione dei livelli essenziali di prestazione. Definiti i Lep c’è bisogno di un fondo di perequazione, che noi abbiamo stimato da 80 a 100 miliardi, perché è evidente che bisogna avvicinare le aree meno sviluppate a quelle più sviluppate, parlo anche delle aree interne e di quelle di montagna, non solo del Sud rispetto al Nord. Un terzo delle province italiane ha più anziani che popolazione attiva: è evidente che aumenterà la necessità di servizi alla persona. Questi temi non possono essere successivi all’attuazione dell’autonomia, sono prioritari. L’altro tema è la centralità del Parlamento che nel modello Calderoli non c’è: vogliamo che le intese istituzionali che dovranno essere firmate dalle Regioni siano votate in Parlamento. E che in quella sede siano approvati anche i Lep. Se si dice no a queste proposte si vuole spaccare il Paese in due e non si ricerca il dialogo. Noi non poniamo temi di parte ma temi nell’interesse esclusivo dell’intero Paese unito”. Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia in una intervista a IlSussidiario.net che anticipa la sua partecipazione di stasera al Meeting di Rimini per un dibattito sulle riforme costituzionali.