Questo flop in aula dimostra l`inconsistenza e l0inadeguatezza di una maggioranza attaccata con la colla, che per loro è la brama di potere». Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, percepisce da questo segnale politico uno scricchiolio, «perché queste sono crepe e le crepe sono di solito l`antipasto dei crolli».
Il potere però tiene insieme le forze più disparate, o no?
«Il tema è dove ci sta portando un governo fatto da tre destre messe insieme per sete di potere, senza una visione di Paese, che ieri si sono viste all`opera tra Camera e Senato. Mentre in un ramo del Parlamento la maggioranza andava sotto, cosa mai successa prima, sul Documento di economia, nell`altro ramo tentava in maniera disperata di appropriarsi di altre caselle istituzionali, per accaparrarsi posti di potere nei vari rami della giustizia tributaria e amministrativa. È inaccettabile questa prevaricazione istituzionale che non garantisce la parità di genere e i pesi delle opposizioni».
Veramente la maggioranza si è unita anche con i 5stelle di Conte, con un`intesa alle vostre spalle, giusto?
«Ogni partito è libero delle sue scelte, chi si accoda accetta di farsi umiliare su un terreno scivoloso, che è quello di una poltrona in cambio di un principio. E su questo il Pd di Elly Schlein sarà inflessibile. Quello che posso garantire è che in ogni passaggio istituzionale manterremo questo rigore. Anche per questo Enrico Borghi deve dimettersi dal Copasir».
Ma lo scivolone alla Camera non può essere derubricato a incidente senza risvolti politici come dice la premier?
«Se lei vuole minimizzare fa un errore, che hanno fatto altri premier in passato. Il dato politico è che quando una maggioranza va sotto c`è sempre un problema, anche quando è per sciatteria».
E stavolta che problema è?
«È evidente che Forza Italia e Lega non hanno la stessa visione di Fdi, né lo stesso interesse, lo dimostrano le assenze e anche le posizioni che vengono prese: in ogni norma, malgrado siamo a inizio legislatura con una maggioranza che avrebbe i numeri per governare tranquillamente, loro sono spesso in disaccordo».
Per esempio?
«Anche sul decreto Cutro: mentre Gasparri emendava quel decreto vergognoso integrando almeno i rilievi del Quirinale sugli obblighi internazionali che la destra voleva calpestare, il sottosegretario Molteni rispondeva stizzito e FdI diceva una cosa ancora diversa. Ciò dava il senso di che genere di maggioranza governi l`Italia. L`unica cosa che li unisce è governare solo attraverso le emergenze quotidiane, alimentando i conflitti e la rabbia sociale».
Il governo arranca, ma non scende nei sondaggi: il partito della premier tiene sempre bene. Perché?
«Ma è evidente che questo governo, sapendo di essere minoranza nel Paese, risponde solo all`elettorato di destra. Di qui i provvedimenti che nessun italiano con una visione del futuro avrebbe chiesto, i decreti rave, contro le Ong, il decreto Cutro. Ogni norma non risponde ad una visione ma all’elettorato della Meloni».
Anche il decreto lavoro del Primo maggio?
«Soprattutto quello ed è vergognoso che si usi il primo maggio, quando sarebbe opportuno rinnovare la memoria sulla centralità del lavoro. Invece di dare una risposta sull`emergenza lavoro, rimettendo nelle tasche dei lavoratori quanto perdono in potere di acquisto con il 10 per cento di inflazione, invece di fare una norma sulla precarietà e sulla sicurezza sul lavoro, loro fanno un decretino senza averlo concordato coni sindacati e con le regioni. È una provocazione per alimentare la frattura nel Paese».
Più in generale questo incidente di ieri, con la ferita all`immagine di questo governo, può indebolire la trattativa dell`Italia in Europa sul patto di stabilità?
«Ma su quei tavoli si sono già indeboliti da soli, è un governo che sui principali dossier fa sponda con gli ultranazionalisti ungheresi o polacchi. Quelli, che quando dobbiamo discutere degli interessi italiani, sono i primi a non voler allentare i vincoli, i più duri sull’austerity e sui migranti. E la cosa più desolante è la timidezza italiana sulla riforma del patto di stabilità, un nodo che ci vede giocare ai margini e di rimessa. E invece di strappare cose specifiche, ovvero intraprendere una battaglia per il debito e la difesa comune in Europa, siamo in un angolo e questa è la debolezza maggiore del governo Meloni. Per non parlare della propaganda di questa destra sul Mes, che non fa ratificare un Trattato al governo italiano» .


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