“Il congresso è sempre un momento di confronto sui temi fondamentali che regolano la vita di una comunità politica e questi sono stati affrontati oggi con la proposta del segretario Letta approvata dall’assemblea a larghissima maggioranza. Questa fase costituente servirà ad aprire sempre più il partito ai tanti elettori che chiedono di partecipare alla fase costituente del nuovo PD. Ma non possiamo nel confronto politico sull’identità del partito non sciogliere nodi cruciali che incidono sulla nostra azione politica e che sono anche alla base della sconfitta elettorale. Sconfitta avvenuta essenzialmente per non essere riusciti, con gli altri partiti alternativi alle destre, a trovare l’unità della proposta elettorale. Da giovedì in direzione si taglia il nastro del congresso e tra i temi prioritari da affrontare ci sono ambiguità che vanno sciolte. Su welfare, sud, autonomia e alleanze il Partito Democratico non dovrà mai più essere ambiguo”. Così Francesco Boccia, senatore PD e responsabile Regioni e Enti locali della Segreteria nazionale, andando via dall’Assemblea nazionale.

“Al tempo della società digitale sempre più aperta e molto competitiva, noi non possiamo essere i difensori di un modello del rapporto tra lavoro e capitale così chiaramente squilibrato verso il lavoro considerato merce, sottopagato e, spesso, surrettiziamente a cottimo – aggiunge Boccia -. Il partito del lavoro non può essere diventato solo il partito della borghesia benestante. Vanno bene quei consensi se si sommano ai consensi degli ultimi, dei giovani, dei più fragili, se invece li sostituiscono indicando anche una linea politica diversa, allora cambia il profilo del partito e si finisce nelle sabbie mobili. E questa condizione si porta dietro anche le ambiguità sul sud, sull’autonomia e sulle stesse alleanze che della prevalenza degli interessi degli ultimi sono la colonna portante. Chi dice decidiamo dopo sulle alleanze, vuole tenere in vita ambiguità che, invece, vanno risolte immediatamente. Il PD dal 2020 al 2022 con le segreterie Zingaretti e Letta ha vinto le amministrative perché ha fatto da magnete dell’alleanza antidestra. Magnete venuto meno alle politiche ed è arrivata la sconfitta”.

“Le ragioni di tutto questo ci serviranno a capire perché Zingaretti si è dimesso e perché Letta non è riuscito a fare alle politiche quello che la stessa segreteria aveva fatto alle amministrative. E, per favore, risparmiamoci l’ipocrita litania di chi prova a staccare i territori dal centro dicendo che ci vogliono nel pd nazionale nuovi amministratori. Chi è cresciuto nella storia del PD – sottolinea Boccia – è stato anche amministratore e dal 2013 al 2021 il PD è stato guidato da un Sindaco e da un Presidente di Regione, a dimostrazione che il partito è sempre stato espressione dei territori. Ma nonostante tutto ha cambiato 8 segretari in 15 anni. Le sconfitte del 2018 e del 2022 sono figlie di ambiguità politiche che il congresso dovrà sciogliere. Ecco perché la fase costituente viene prima delle candidature dei singoli”.


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