Un eventuale passaggio parlamentare prima del prossimo decreto per inviare armi all`Ucraina «è possibile, ma dipende dalla volontà del governo», spiega Enrico Borghi. Senatore del Pd, componente del Copasir, c`è chi lo vede già come prossimo presidente del Comitato che vigila sulla sicurezza della Repubblica e sull`operato dei nostri servizi segreti. Di certo, ha potuto esaminare tutti e cinque i decreti interministeriali, con i dettagli degli armamenti da spedire a Kiev: «Il metodo usato finora ha ben funzionato, passare dal Copasir ha garantito la segretezza sul contenuto dei decreti e la nostra sicurezza».

Quindi, perché cambiare?

«Questo lo deve valutare e decidere il governo. Certo, un coinvolgimento preventivo del Parlamento sugli indirizzi da seguire, visto che siamo in presenza di un nuovo esecutivo, e un ruolo stabile di verifica e controllo delle Camere, a regime sarebbero comunque un elemento essenziale».

Avrebbe senso un dibattito in Parlamento sul sesto invio di armi, anche se fino al 31 dicembre non è necessario un via libera per procedere?

«Avrebbe senso, dentro il quadro di un confronto a largo raggio sulla politica estera dell`Italia, sull`esigenza di connetterlo alle questioni legate alla sicurezza, in particolare del Mediterraneo allargato. Il tema non si può ridurre ad “armi si-armi no”, ma deve svilupparsi nel suo insieme. Su questo nell`esecutivo ci sono posizioni eterogenee, che si devono chiarire in Parlamento».

Anche tra le opposizioni, se è per questo. Un dibattito in Aula avrebbe il pregio di dare una veste ufficiale alle varie posizioni politiche…

«Certo. Il fatto di essere a inizio legislatura, e con un nuovo governo, rafforza il concetto».

Potrebbe esserci anche un nuovo voto sul punto?

«Dipende dalla formula scelta. Il Parlamento può adottare misure in modo conforme ai propri compiti: atti di indirizzo (risoluzioni o mozioni) o leggi. Dopodiché la palla passa al governo, con un decreto interministeriale, e al Copasir che ne verifica la congruità».

A questo proposito, abbiamo sempre inviato armi difensive, come previsto?

«L`azione di verifica ha assicurato che l`invio di armi a sostegno della resistenza ucraina si è sempre svolto in maniera conforme agli indirizzi resi dal Parlamento in materia».

Ma l`eventuale passaggio parlamentare comporta per forza la desecretazione del decreto e la pubblicazione dell`elenco delle armi?

«Non c`è un automatismo. È una valutazione politica da farsi, tenendo conto anche di eventuali intese che si dovessero raggiungere sul punto con gli alleati e della sicurezza».


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