Nessuna ricaduta sulla maggioranza
Viceministro Filippo Bubbico, ha sentito? Il tribunale di Milano ha appena confermato la condanna per Berlusconi.
« . . . . . (silenzio)».
Vorremmo capire con un esponente importante del governo e del Pd, se temete contraccolpi sul governo.
«Lei mi vuole portare in mare aperto».
Un ragionamento a caldo.
«A caldo dico che a malapena ho saputo che c`è stata la conferma in secondo grado».
Ma secondo lei la navigazione del governo ne potrebbe risentire?
«Semi chiede di ragionarne ad alta voce, non mi sottraggo. Da una parte dico che la conferma in appello di una condanna di primo grado sostanzia quella condanna. D`altra parte, il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio e quindi quella condanna, finché non diventa definitiva, è nulla».
Il nulla? Viceministro, non si nasconderà il problema politico.
«Non me lo nascondo, ovvio. Ma non si può tralasciare che sul piano squisitamente giuridico la posizione non è mutata. Certo, si può effettuare un apprezzamento di altra natura. Definiamola valutazione culturale e politica. Però non dimentichiamo mai i principi di garanzia».
Andiamo al punto. Contraccolpi oppure no?
«Guardi, anche da questi primi pochi giorni di attività verifico che le difficoltà che abbiamo di fronte sono davvero notevoli. Il Paese è allo stremo. Bisogna fare qualcosa e nei tempi più veloci possibili. Il presidente Letta ha impresso un ritmo alto proprio per tentare di risalire la china. Cerchiamo un fattore dí inversione del ciclo che è davvero devastante. E quindi avremmo bisogno di poterci concentrare sulle priorità del Paese».
E come la mettiamo con gli antiberlusconiani militanti. Lei non le sente già, le proteste?
«La questione, per carità, non può essere elusa. Le accuse sono pesanti. E però questo è un tema che sta dentro la valutazione, per ora, solo di chi è protagonista della vicenda. Quando l`esito sarà concluso, allora, e solo allora, è evidente che quell`esito avrà una ricaduta anche di natura politica. Non foss`altro per le implicazioni che determina sul fronte del diritto, perché l`interdizione costituisce una limitazione nell`esercizio di determinate funzioni. Certo il nostro dibattuto politico spesso è orientato dalle emergenze di giornata, ma anticipare la discussione politica oggi, mi parrebbe, come dire?, non utile».
Insomma, semplificando, lei dice: teniamo il governo di coalizione al riparo dalle polemiche dì giornata e rimandiamo un eventuale redde rationem alla sentenza definitiva. Se ne riparla tra un anno?
«Il governo ora deve occuparsi delle emergenze».
E che cosa direbbe a quell`area che scalpita dentro il suo partito? Chi glielo spiega a OccupyPd perché ingoiare il rospo?
«Viviamo un`epoca di profonde contraddizioni. Io stesso sono lacerato. Capisco chi chiede un cambiamento profondo. E dall`altra avverto il senso di responsabilità nei confronti di chi perde il lavoro, di chi lo ha già perso, di chi è disperato. È il momento che è segnato da una crisi drammatica e che ci chiede di esercitare atti di responsabilità nei confronti del Paese piuttosto che misurare le coerenze di natura individuale. Ai giovani che ci contestano dico che stiamo vivendo un passaggio estremamente complicato».
« . . . . . (silenzio)».
Vorremmo capire con un esponente importante del governo e del Pd, se temete contraccolpi sul governo.
«Lei mi vuole portare in mare aperto».
Un ragionamento a caldo.
«A caldo dico che a malapena ho saputo che c`è stata la conferma in secondo grado».
Ma secondo lei la navigazione del governo ne potrebbe risentire?
«Semi chiede di ragionarne ad alta voce, non mi sottraggo. Da una parte dico che la conferma in appello di una condanna di primo grado sostanzia quella condanna. D`altra parte, il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio e quindi quella condanna, finché non diventa definitiva, è nulla».
Il nulla? Viceministro, non si nasconderà il problema politico.
«Non me lo nascondo, ovvio. Ma non si può tralasciare che sul piano squisitamente giuridico la posizione non è mutata. Certo, si può effettuare un apprezzamento di altra natura. Definiamola valutazione culturale e politica. Però non dimentichiamo mai i principi di garanzia».
Andiamo al punto. Contraccolpi oppure no?
«Guardi, anche da questi primi pochi giorni di attività verifico che le difficoltà che abbiamo di fronte sono davvero notevoli. Il Paese è allo stremo. Bisogna fare qualcosa e nei tempi più veloci possibili. Il presidente Letta ha impresso un ritmo alto proprio per tentare di risalire la china. Cerchiamo un fattore dí inversione del ciclo che è davvero devastante. E quindi avremmo bisogno di poterci concentrare sulle priorità del Paese».
E come la mettiamo con gli antiberlusconiani militanti. Lei non le sente già, le proteste?
«La questione, per carità, non può essere elusa. Le accuse sono pesanti. E però questo è un tema che sta dentro la valutazione, per ora, solo di chi è protagonista della vicenda. Quando l`esito sarà concluso, allora, e solo allora, è evidente che quell`esito avrà una ricaduta anche di natura politica. Non foss`altro per le implicazioni che determina sul fronte del diritto, perché l`interdizione costituisce una limitazione nell`esercizio di determinate funzioni. Certo il nostro dibattuto politico spesso è orientato dalle emergenze di giornata, ma anticipare la discussione politica oggi, mi parrebbe, come dire?, non utile».
Insomma, semplificando, lei dice: teniamo il governo di coalizione al riparo dalle polemiche dì giornata e rimandiamo un eventuale redde rationem alla sentenza definitiva. Se ne riparla tra un anno?
«Il governo ora deve occuparsi delle emergenze».
E che cosa direbbe a quell`area che scalpita dentro il suo partito? Chi glielo spiega a OccupyPd perché ingoiare il rospo?
«Viviamo un`epoca di profonde contraddizioni. Io stesso sono lacerato. Capisco chi chiede un cambiamento profondo. E dall`altra avverto il senso di responsabilità nei confronti di chi perde il lavoro, di chi lo ha già perso, di chi è disperato. È il momento che è segnato da una crisi drammatica e che ci chiede di esercitare atti di responsabilità nei confronti del Paese piuttosto che misurare le coerenze di natura individuale. Ai giovani che ci contestano dico che stiamo vivendo un passaggio estremamente complicato».