“Penso che sia un dovere civile per ognuno e ognuna di noi tenere la lampadina accesa su quello che succede in quel Paese, che si può fare anche con semplicità, seguendolo sui social, continuando a ritwittare, dando il segno che li stiamo vedendo e che non è semplicemente altro da noi. 

Credo che vada sempre sottolineato quali sono le vittime della repressione che è in corso in Iran: le donne, le giovani donne, esempio esplicito, insieme alla repressione dei giovani, della negazione del futuro; le arti, in tutte le loro forme, dal ballare al cantare, all’esprimersi con le immagini, all’informazione. Se ci pensate, in un Paese di lunga e straordinaria cultura, come quella persiana, è la negazione delle loro radici. 

Abbiamo bisogno anche di ragionare sul fatto che distrarci da quanto avviene in Iran potrebbe essere un problema anche più serio di quello che ci immaginiamo. Noi ci mobilitiamo per l’Iran innanzitutto per democrazia e libertà, per rispetto della vita umana, per la stima e il riconoscimento del coraggio delle giovani e giovani iraniani che, con i loro corpi disarmati, con i loro canti, con le loro danze e col togliersi il velo, sfidano un regime che risponde con le armi, con la morte e con la carcerazione. 

Ci sono anche altre ragioni per guardare con grande attenzione a quello che succede in quel Paese. Credo che una prima valutazione che dovremmo fare è sulle caratteristiche di una rivoluzione della politica che le giovani iraniane hanno determinato: le modalità, la trasversalità e il coinvolgimento che non davamo per certo e che non conosciamo fino in fondo nella sua capacità di essere un grande movimento orizzontale, senza leader. Avremmo tutti detto, qualche mese fa, che proprio quella condizione orizzontale senza leader sarebbe stata la condizione della loro rapida sconfitta, eppure oggi sembra essere la loro forza. 

Proviamo poi a interrogarci su quella pervicace convinzione che esprimono e dimostrano della loro disponibilità a morire, a mettere a disposizione la loro vita, perché sono convinti che potranno davvero rovesciare quel regime e determinare un’altra storia. Riusciamo noi a immaginare un sacrificio di questo tipo? Siamo capaci di vederlo negli occhi di quei ragazzi e di quelle ragazze della diaspora che incontriamo nelle nostre strade, che sono coraggiosi e determinati e ci dicono con un’assoluta tranquillità e uno straordinario rigore la loro disponibilità e la disponibilità dei loro concittadini, giovani uomini e donne che stanno in Iran, a sacrificare la vita per non dover continuare a vivere in quel regime? Basterebbe indubbiamente questo per vederli, riconoscerli e fare tutto ciò che ci chiedono, che chiedono al Parlamento e al Governo, per aiutarli nella loro lotta”. 

Lo dichiara la senatrice del Pd Susanna Camusso intervenendo in aula a Palazzo Madama sulla Risoluzione sul rispetto dei diritti delle donne in Iran e sulla repressione delle manifestazioni di protesta. 


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