Casini, che tipo di centro ci vorrebbe oggi in Italia?
«Ricordo che l`Italia non è né l`Emilia-Romagna né l`Umbria. Ci sono tante cose che l`opposizione deve costruire prima di essere competitiva». Il senatore Pier Ferdinando Casini guarda alle Regionali appena concluse, ai riflessi nazionali, alla sua Bologna distinguendo «l`analisi» del voto dalla «fotografia». «L`analisi parla di un astensionismo alto e questo è preoccupante per tutti – dice -. La fotografia racconta di un centrosinistra che ha stravinto perché, nonostante i pregiudizi ideologici, in Emilia Romagna c`è stata una buona amministrazione».
Elementi che possono essere allargati a livello nazionale?
«Quello che l`opposizione deve fare è, innanzitutto, riuscire a interpretare le priorità della nostra società. Poi serve comprensione di alcuni fenomeni di disagio sociale: parlo di temi come l`ordine pubblico, come si è visto con gli scontri di Bologna, e l`immigrazione. Ed è necessario costruire una componente liberal-democratica. Lo dico io, che alla causa ho dato tanto».
Occorre un centro più vicino al Pd, secondo lei?
«Un progetto in politica non deve nascere mai dal laccio di qualcuno e un Pd che costruisce in laboratorio un presunto centro è il presupposto per l`insuccesso. I fenomeni politici devono svilupparsi autonomamente per essere credibili. Anche Elena Ugolini esibiva il civismo ed ecco com`è andata a finire».
Renzi e Calenda come si inseriscono in tutto questo? In Emilia-Romagna sono entrati nella coalizione di centrosinistra.
«Io prediligo una versione inclusiva. Ma constato la differenze tra il voto in Emilia-Romagna, Umbria e Liguria».
Parlavamo di Elena Ugolini… Secondo lei perché questo civismo non ha funzionato?
«Ugolini è un’ottima persona, ma non basta mettere uno specchietto per le allodole e pensare che la gente vada a votare. L`esperienza di Giorgio Guazzaloca fu molto diversa».
Come mai?
«Era un civismo imposto ai partiti. Quello di Ugolini, invece, è stato costruito dai partiti. Ricordo che Guazzaloca chiudeva nei locali della federazione dei macellai i manifesti di Berlusconi, impediva allo stesso e a Fini di venire a Bologna. Ugolini ha deciso di corteggiare Meloni, che non si è presentata per non prendere parte a una sconfitta già dichiarata. È autolesionismo definirsi civici, se poi si gira in campagna elettorale sempre con Salvini e i ministri».
Veniamo alla sua Bologna.
«Il tentativo di scaricare sulla giunta regionale il tema alluvione e sul sindaco di Bologna (Matteo Lepore, ndr) i cantieri e l`alluvione stessa non ha attecchito. Le persone non si sono prestate a questo cinismo».
C`erano pregiudizi sull`operato di Lepore, secondo lei?
«Il centrosinistra e il Pd hanno vinto benissimo in regione, ma hanno stravinto a Bologna».
Parla da cittadino bolognese?
«Certamente. I cantieri bloccano il traffico e paralizzano la città? Sì. Le alluvioni hanno colpito pesantemente i bolognesi? Sì. Mettiamoci pure per gli automobilisti il limite di andare a 30 all`ora, che condivido, ma è stato divisivo. Il sindaco non aveva alternative: si è fatto carico di decisioni non rimandabili. Se le Regionali dovevano essere un referendum su Lepore, lui ha stravinto. È un ragazzo intelligente, serio e l`appello alla collaborazione istituzionale che ha fatto dopo la vittoria è il segno che capisce le cose».