‘Per certi versi il caso è simile a quello della Cancellieri. Allora chiedemmo le dimissioni oggi serve coerenza’
Da 24 ore Felice Casson, ex giudice istruttore a Venezia ed ora senatore del Pd, da giurista qual è sempre stato, analizza la strana situazione che si è venuta a creare con le figure di indagati che potrebbero entrare a far parte delle alte istituzioni di garanzia, comeil Csm ela Consulta.
Quali sono i suoi dubbi?
 «Una prima situazione anomala si è già risolta ed è quella che riguardava l` on.Luigi Vitali, candidato al Csm, il quale ha preso doverosamente atto delle forti perplessità sollevate, in quanto indagato, e ha rinunciato alla candidatura».
Passo scontato, visto che c`era un processo in corso per abuso d`ufficio e una richiesta di rinvio a giudizio per falso ideologico. Ma che succede con Bruno solo indagato?
«Vorrei fare una riflessione pacata e distinguere i due profili della questione. Da un punto di vista giuridico non esiste alcun obbligo di passi indietro, né eventuali situazioni di incompatibilità. L`altro profilo, invece, è più delicato, perché concerne l`opportunità politica e sociale di qualsiasi membro del più alto organismo giurisdizionale eventualmente implicato in indagini penali».
 Lei dice che Bruno, da indagato, può essere votato per la Corte. Ma le pare opportuno che non solo il Pd, ma un intero Parlamento, tra tante personalità giuridiche integerrime, scelga uno sotto inchiesta?
«Questa è la novità degli ultimi giorni che dev`essere affrontata sia dal punto di vista personale, che da quello dei gruppi politici. In prima battuta, è lo stesso candidato che deve fare questa valutazione e cimentarsi con la propria sensibilità civica e istituzionale. In secondo luogo, questa valutazione deve essere svolta dai partiti e dai parlamentari elettori».
Lei è insolitamenteprudente. Come mai?
 «Ho sempre distinto il doppio piano, quello giuridico da quello politico. Lì dove le norme sono chiare e nette, non si discute nemmeno. Quando invece si tratta di una questione di sensibilità istituzionale è evidente che la cliscrezionalità personale e politica devono risolvere la situazione».
Facciamo un paragone. Quando Cancellieri, da Guardasigilli, telefonò alla moglie di Ligresti appena arrestato per darle solidarietà, Renzi fu durissimo sulle dimissioni. Ora come fa il Pd a votare per un candidato che già potrebbe avere il telefono sotto controllo?
«Per certi versi la situazione è analoga, bisognerebbe essere coerenti».
E quindi?
 «La coerenza è un valore anche in politica».
 Ma non sarà che negli ultimi tempi la durezza del Pd quando di mezzo c`era Berlusconi si è del tutto sciolta?
 «A me non pare perché quando si è trattato di votare sulle richieste della magistratura di autorizzazione a procedere il Pd non si è mai tirato indietro».
 Anche di recente?
«Soprattutto di recente, penso ai casi Galan e Genovese quanto agli arresti, e al via libera all`uso delle intercettazioni per Verdini».