Simbolo della resistenza a Matteo Renzi, Vannino Chiti apprezza «i passi avanti». Ma promette: «Se necessario, presenterò emendamenti alla riforma del Senato».
Ritira il suo ddl, senatore?
«Il tema non esiste. Oggi il ddl c`è. Quando il 6 maggio i relatori presenteranno un testo base, ci sarà solo quello».
Sembra cauto. Non diventerà anche il ‘suo’ testo?
«Se confermano quanto detto, saranno punti di convergenza. Vedrò se mi convince o se è possibile migliorarlo. E senza riduzione dei parlamentari, presenterò un emendamento».
Eppure ha ammesso che sono stati compiuti passi avanti.
«Intanto sul metodo: si è tornati a un confronto politico. E poi sulle competenze e sul ruolo di garanzia del Senato. Suquesto c`èvicinanzaconilmio ddl».
E però ha parlato anche di nodi da sciogliere.
«Vorrei un confronto sereno su alcuni altri punti. Si parla di arrivare a 148 senatori, nel mio ddl invece sono 106. E poi il numero dei deputati: per me devono passare a 315».
Insomma restano alcune criticità.
«Sul sistema elettorale del Senato. Renzi ha detto: si scelgano i senatori con un listino alle Regionali. Oppure lasciamo libere le Regioni di definire se eleggerli direttamente nel consiglio regionale. Mi ritrovo nella prima ipotesi. La seconda no, è un guazzabuglio con interrogativi costituzionali».
Dicono però che sul suo ddl sia rimasto isolato.
«Se nel testo base c`è quanto annunciato, su che cosa sarei stato isolato? Se è così, spero di essere isolato a lungo…».
Ha creato problemi al governo. Voleva frenare le riforme?
«Non volevo ostacolarle, né ho mai cercato visibilità».
Dicono che si sia mosso da pasdaran.
«Ponevo questioni che hanno prodotto un miglioramento».
Ha subito pressioni da Palazzo Chigi, in queste settimane?
«Non certo nascoste, ma mai con colpi sotto la cintura. Poi, certo, Renzi ha detto che mi muovevo per stare tre giorni sui giornali. La Boschi che rappresento un ostacolo alle riforme. Non scendo su questo piano, resto sui contenuti».
Promette nuovi emendamenti. Farà arrabbiare il premier.
«E perché? Si vorrà opporre alla riduzione dei parlamentari?».
Ieri il premier ha avvertito: riforme presto, o vado a casa.
«Quando ha posto questioni che apparivano diktat, l`ho criticato. Oggi no, fa un discorso che vale per tutti noi».
Neanche l`Italicum le piace, vero?
«Le liste di più candidati, senza preferenza, rischiano di apparire ai cittadini un mini Porcellum».
Ritira il suo ddl, senatore?
«Il tema non esiste. Oggi il ddl c`è. Quando il 6 maggio i relatori presenteranno un testo base, ci sarà solo quello».
Sembra cauto. Non diventerà anche il ‘suo’ testo?
«Se confermano quanto detto, saranno punti di convergenza. Vedrò se mi convince o se è possibile migliorarlo. E senza riduzione dei parlamentari, presenterò un emendamento».
Eppure ha ammesso che sono stati compiuti passi avanti.
«Intanto sul metodo: si è tornati a un confronto politico. E poi sulle competenze e sul ruolo di garanzia del Senato. Suquesto c`èvicinanzaconilmio ddl».
E però ha parlato anche di nodi da sciogliere.
«Vorrei un confronto sereno su alcuni altri punti. Si parla di arrivare a 148 senatori, nel mio ddl invece sono 106. E poi il numero dei deputati: per me devono passare a 315».
Insomma restano alcune criticità.
«Sul sistema elettorale del Senato. Renzi ha detto: si scelgano i senatori con un listino alle Regionali. Oppure lasciamo libere le Regioni di definire se eleggerli direttamente nel consiglio regionale. Mi ritrovo nella prima ipotesi. La seconda no, è un guazzabuglio con interrogativi costituzionali».
Dicono però che sul suo ddl sia rimasto isolato.
«Se nel testo base c`è quanto annunciato, su che cosa sarei stato isolato? Se è così, spero di essere isolato a lungo…».
Ha creato problemi al governo. Voleva frenare le riforme?
«Non volevo ostacolarle, né ho mai cercato visibilità».
Dicono che si sia mosso da pasdaran.
«Ponevo questioni che hanno prodotto un miglioramento».
Ha subito pressioni da Palazzo Chigi, in queste settimane?
«Non certo nascoste, ma mai con colpi sotto la cintura. Poi, certo, Renzi ha detto che mi muovevo per stare tre giorni sui giornali. La Boschi che rappresento un ostacolo alle riforme. Non scendo su questo piano, resto sui contenuti».
Promette nuovi emendamenti. Farà arrabbiare il premier.
«E perché? Si vorrà opporre alla riduzione dei parlamentari?».
Ieri il premier ha avvertito: riforme presto, o vado a casa.
«Quando ha posto questioni che apparivano diktat, l`ho criticato. Oggi no, fa un discorso che vale per tutti noi».
Neanche l`Italicum le piace, vero?
«Le liste di più candidati, senza preferenza, rischiano di apparire ai cittadini un mini Porcellum».