“Il rapporto presentato questa mattina dal Cild – Coalizione italiana Libertà e diritti Civili – a Palazzo Valentini sul Cpr di Ponte Galeria ci consegna un quadro drammatico che conferma la necessità di chiudere un luogo dove non sono garantiti i più elementari diritti umani e le persone sono trattenute al limite della legalità. Sono numerose le richieste di porre fine ad una esperienza così insopportabile che si sono susseguite a vari livelli istituzionali, a partire dalle interrogazioni parlamentari che abbiamo presentato a seguito delle numerose visite rispettive (una anche nel drammatico giorno del suicidio di Ousmane Sylla, appena 21 anni), fino alla mozione approvata dal Campidoglio, passando per l’istanza avanzata dal mondo accademico nei confronti del Sindaco, e le sollecitazioni provenienti dalle organizzazioni del terzo settore che operano sui temi in questione.
Importante in questo senso l’impegno di Roma Capitale, ribadito anche questa mattina, per alleviare la condizione delle persone costrette nel Cpr. Quello di Ponte Galeria, come gli altri Centri di Rimpatrio, è un non luogo, in cui le persone vengono relegate in modo talora arbitrario, in attesa, senza assistenza adeguata, e in cui lo stato di diritto è duramente compromesso. Chiuderlo è un’urgenza riconosciuta ormai ovunque”. A scriverlo è Cecilia D’Elia senatrice Pd, che questa mattina è intervenuta alla Tavola Rotonda ‘Chiusi in Gabbia, Viaggio nell’inferno di Ponte Galeria’ di Cild.


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