Inefficace», «propagandistico», «costoso». Così Graziano Delrio interprete dell`anima cattolica del Pd e presidente della Commissione Schengen che si occupa di flussi e migrazioni, bolla l`accordo tra Italia e Albania, che «certifica la resa di Meloni al no dei Paesi sovranisti su una modifica dei trattati di Dublino e sulle misure di ripartizione dei migranti in Europa». Insomma, nulla di buono?
«È una montagna che partorisce un topolino, avere due centri di rimpatrio in terra straniera porta solo più costi di gestione. Si cerca di prendere il toro per la coda invece che per le corna. Chi pensava che il governo avesse l`ambizione di fermare i flussi irregolari si sbagliava: in realtà pensa solo a distribuire i migranti a paesi che hanno bisogno di aiuto economico e politico. Invece l`unica soluzione sarebbe redistribuire i migranti modificando il regolamento di Dublino, cosa che gli amici della premier, i leader di destra dei paesi nazionalisti, non vogliono fare. Non è un accordo storico».
Il vostro alleato Bonelli la definisce una politica di respingimento mascherata da cooperazione internazionale…
«Sì, è uno degli elementi di maggiore rischio. Il governo parla di gestione di flussi, ma quali che siano le procedure di identificazione, queste persone vengono gestite in altro territorio sebbene con personale italiano: si rischia di configurare un reato di respingimento e l`Italia nel 2012 è già stata condannata sul punto».
A Bruxelles sollevano già dubbi sulla legittimità internazionale della procedura.
«Il confine giuridico della praticabilità pare molto sottile. Gli inglesi ci hanno provato con un accordo simile con il Ruanda, ma la suprema corte ne ha impedito l`applicazione. Quindi potrebbe rivelarsi una misura di propaganda: basterà un ricorso e una pronuncia di un tribunale italiano per bloccare tutto. Sarebbe utile concentrarsi sulla modifica degli accordi di Dublino e su una legge che consenta ingressi regolari e fermare gli irregolari».
Viene tradito il diritto di asilo spostando persone in un paese extra Ue senza garanzie sui loro diritti?
«Io consiglierei di non fare proclami di entusiasmo, questo annuncio rischia di essere una bolla di sapone che non reggerà da un punto di vista giuridico. Poiché quando si sale su una nave italiana, si sale sul territorio italiano e portare i migranti in un altro stato potrebbe tradursi in respingimento. La gestione dei ricorsi e del personale, porteranno costi ulteriori. Stiamo aumentando i costi invece che studiare il modo di rendere queste procedure meno onerose e più accelerate. E sarebbe importante non arrendersi».
Quindi questo accordo non apre a un principio di solidarietà tra paesi, come sostiene la premier?
«No, è una resa, alzare le braccia di fronte alla resistenza di Polonia e Ungheria, poiché il governo non ha portato a casa la sostanza, ovvero la modifica dei trattati di Dublino sulla ripartizione dei migranti in Europa: cosa su cui tutti i governi hanno lavorato e che sempre la resistenza dei paesi di destra ha impedito. Spero che le elezioni europee producano un nucleo di paesi che decidano a maggioranza e che il patto sulle migrazioni di due anni fa venga approvato».
Eccessivo definirla deportazione dei richiedenti asilo?
«Il tema vero è che la legge Bossi-Fini e il contrasto all`immigrazione irregolare hanno bisogno di modifiche. Siamo disponibili a ragionare come opposizione ad una legge quadro che, come nei paesi civili, permetta la migrazione regolare. Il decreto Cutro ha fallito nella lotta agli scafisti visto che aumentano gli sbarchi. Così si cerca di scaricare lontano dagli occhi un problema gigantesco, Meloni sa che nel suo elettorato le politiche di immigrazione sono considerate fallimentari e prova a far vedere che fa qualcosa, ma questa scorciatoia porterà più costi e
a scontrarsi con diversi parametri di legittimità».


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